Vizi e virtù dei medici in TV. L’epidemia “sociale” diffusa dai medici nei talk show.
Vizi e virtù dei medici in TV. L’epidemia “sociale” diffusa dai medici nei talk show.
Il Covid 19 ha introdotto una pericolosa “epidemia sociale” i cui vettori sono proprio i medici. La loro continua e abnorme presenza nei mezzi di informazione, hanno permesso di creare un nuovo neologismo: la iatrodemia. Il libro, edito da Piemme, si intitola proprio così, “Iatrodemia” che, come spiegano gli autori, può diventare una pericolosa patologia sociale. Con il termine “iatrogeno” si indica un danno collaterale manifestatosi all’indomani di un intervento terapeutico. La massiccia presenza dei medici in tv ha provocato allo stesso modo un effetto opposto a quello voluto ovvero una perdita di fiducia progressiva nella medicina.
Si sa, l’animo umano è sempre stato cedevole alle sirene dello star system.
Ancor più oggi che con i mezzi tecnologici a nostra disposizione pullulano influencer di ogni genere. Non per questo bisogna sottovalutare le conseguenze che l’eccessiva popolarità provoca su una categoria così importante e dalle peculiarità così simboliche come quella dei medici.
Nelle pagine di questo interessante libro, il massmediologo Massimo Scaglioni e il medico Paolo Nucci, riflettono sul rapporto fra informazione, politica e comunicazione medica. Stigmatizzano con lungimiranza ed un pizzico d’ironia sulla rapidissima perdita di considerazione degli esperti, sulle incongruenze della cultura politica e scientifica. Tutti temi che, nei loro risvolti critici, sono strettamente legati alla qualità intrinseca della democrazia.
Ecco perché (non) fare il medico.
Dello stesso Paolo Nucci, sempre edito da Piemme, è il libro: “Perché (non) fare il medico”. Il titolo, volutamente provocatorio, introduce il lettore ad una seria riflessione proprio sulla distorta rappresentazione che i media hanno dato alla figura del medico. Questa volta però, a differenza del libro in testata, il punto di vista è quello di un operatore del settore. Paolo Nucci, dopo un lunghissima carriera, ha visto completamente stravolgere la propria professione.
L’autore, medico oculista con più di trent’anni di esperienza nel servizio sanitario, affronta la difficile posizione della professione medica ai giorni nostri in relazione alle grandi difficoltà che il Sistema Sanitario Nazionale ha dovuto affrontare all’epoca della pandemia. Ricordiamolo che i due anni di pandemia sono stati un vero e proprio tsunami per il sistema sanitario nazionale e ha travolto e stravolto tutti gli equilibri che prima erano stati introdotti nel comparto ospedaliero. L’analisi dell’autore è una cruda disamina, a volte graffiante, sui rapporti che intercorrono tra medico-paziente, medico-discente e medico-professionista. Sono trascorsi più di due millenni dal giuramento di Ippocrate ma mai come in questi ultimi decenni, si sono fatte sempre più urgenti le ragioni che “non” dovrebbero spingere a fare il medico.
Entrambi i libri si completano a vicenda e propongono un valido contributo al dibattito fondamentale sulla salute pubblica. Dibattito sempre più inquinato dalle fake news e dalla cattiva informazione. Non a caso, in questo periodo di guerra in Ucraina, la comunicazione ha subito sostituito i “virologi” con i “generali” evidenziando più interesse agli ascolti che ad una giusta e puntuale informazione di servizio. Ci sentiamo, quindi, di segnalare entrambe le letture poiché una società che non si pone domande su come tutelare il diritto alla salute, bene primario per eccellenza, è una società destinata ad affrontare serie difficoltà.