Il Ministero della salute consiglia la vaccinazione anti- covid per tutti. In una circolare dell’undici agosto si leggono le anticipazioni sul programma delle vaccinazioni a partire dalla fine di srttembre. Si parla di nuovi vaccini . In particolare di due prodotti a mRNA co-somministrabili. Cioè l’anti-influenzale e il nuovo vaccino anti-covid.
La nuova campagna vaccinale 2023/2024 nell’allegato 1 specifica quali sono i destinatari delle “nuove ” vaccinazioni. Si parla in primis di persone di età pari o superiori a 60anni, i lungo-degenti, le donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza, nel post-partum, compreso allattamento, gli operatori sanitari e socio-sanitari, addetti all’assistenza negli ospedali, studenti di medicina, professioni sanitarie, persone dai 6 mesi ai 59anni compresi con elevata fragilità. Se si legge attentamente si capisce che sono consigliate le vaccinazioni per tutti.
Dopodichè vengono elencate le patologie che definiscono una persona fragile. Tra queste le malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio, malattie dell’apparato cardio-circolatorio, cardiopatie congenite, malattie coronariche, il diabete, malattie cerebro-vascolari, altre endocrinopatie, obesità, anemia, malattie oncologiche, chi ha subito trapianti, le immuno-deficienze. L’elenco è lungo. Ma sono considerate fragili anche le persone soffrono di patologie che sono effetti avversi in seguito al vaccino anti-covid. Esse sono considerate tali perchè tali effetti collaterali sono elencati nella pubblicazione Pfizer del 2021 e sono stati anche elencati nella pubbicazione di Aifa.
Ad essi è destinata la nuova vaccinazione anti-covid.
L’ematologo Andras Rabi, intervistato da Il Giornale d’Italia, dà ulteriori conferme sugli effetti avversi e, forse ancor più grave, lancia un altro inquietante allarme. Afferma : “Le donne in gravidanza sono state usate come cavie“. Prima di andare avanti, citiamo solo l’ evento luttuoso di Sulmona: recentemente, la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e interruzione colposa di gravidanza, dopo la denuncia di una donna russa 33enne che ha perso la figlia che portava in grembo.
Riprendiamo le sue parole sui danni collaterali da vaccino: “I primi errori durante la gestione pandemica sono da imputare al noto protocollo Tachipirina e vigile attesa, quando invece una terapia a base di antinfiammatori e anticoagulanti si era dimostrata notevolmente più efficace”. Peraltro, la stessa definizione di vaccino non sarebbe neppure corretta, giacché trattasi piuttosto di farmaci a mRNA, dunque di una “terapia genica”.
Ricordiamo che Robert Malone, lo scopritore di questa biotecnologia, è stato il primo a criticarne l’impiego nei cosiddetti vaccini. Quali sono, secondo l’esperienza di Andras Rabi, i principali effetti avversi causati da questi farmaci? “Alterazioni del ciclo mestruale, miocarditi, pericarditi, gammopatie monoclonali, trombocitopenia, trombosi ed embolie polmonari”, dice, inquadrando poi una categoria in particolare. Ci riferiamo proprio alle donne in dolce attesa:
“Hanno usato come cavie le donne in gravidanza durante la campagna vaccinale di massa”, come anticipato. Al di là degli effetti avversi nel breve termine, alla donna o al feto, neppure sappiamo nel lungo periodo quali altre conseguenze potranno manifestarsi, tanto nella donna quanto nel bambino. Sta di fatto che la circolare del ministero della Salute, all’epoca guidato dall’ineffabile Roberto Speranza, consigliava la vaccinazione per le “donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo postpartum, comprese le donne in allattamento”. E qui Andras Rabi si pone la legittima domanda che ci poniamo un po’ tutti: “Come si fa a consigliare a donne incinte e che allattano una terapia genica chiamata vaccino, che non ha eseguito i test di fase 1, 2 e 3?”
Inoltre, se in un primo tempo veniva sostenuto che l’mRNA non potesse essere integrato dal DNA umano, oggi sappiamo che non è così e “Se l’informazione contenuta nell’mRNA che porta alla sintesi della proteina Spike, dovesse diventare parte integrante del nostro corredo genetico, c’è il rischio che non riusciremo mai ad eliminare tale proteina”. Rabi cita, dunque, una recente ricerca dell’Università svedese di Lund: “Per mezzo di uno studio su una linea di cellule epatiche umane è stato dimostrato che è possibile integrare l’mRNA del vaccino all’interno del loro DNA”.
Ricordiamo che questa ricerca ha avuto scarsa eco e non ha avuto un seguito, e che “l’Aifa non aggiorna più le segnalazioni di eventi avversi da un anno e mezzo”, ancora nelle parole dell’ematologo. Ora, una sottigliezza semantica che in realtà racchiude un clamoroso raggiro, e non temiamo di adoperare tale termine. Affidiamoci ancora all’intervista di Andras Rabi:
“Se avessero classificato la terapia genica come un farmaco sarebbero stati obbligati a svolgere e superare tutta una serie di test per la sicurezza. Test che per un prodotto etichettato come vaccino non sono necessari. Parliamo ad esempio di teratogenicità, studi sulla genotossicità, cancerogenicità, nella loro fase 1, 2 e 3. Quindi i passaggi richiedono diversi anni prima della messa in commercio. Ma le terapie geniche Pfizer e Moderna non essendo state classificate come farmaci, ma come vaccini, non hanno dovuto essere sottoposte a questo iter”.
Infine, prima di una accorata denuncia del terrorismo mediatico e dell’allarmismo ingiustificato, l’ematologo intende dedicare un passaggio all’ossimoro del consenso informato. Ecco perché si tratta di un vero e proprio ossimoro: “Se un cittadino è obbligato a ricevere un farmaco non deve firmare alcun consenso. Perché la responsabilità è dello Stato; se invece rifiuta la somministrazione del farmaco non gli può essere negato l’accesso al lavoro o ai servizi. Non può perciò essere discriminato per tale scelta”. (Il Paragone.it)
Quindi nonostante gli studi, nonostante i ricorrenti casi di miocardite, spesso e purtroppo fatali, in persone giovani e altresì sanissime la gran parte della comunità scientifica non intende dare una risposta. Ci viene proposto il classico e – consentiteci di dirlo – vergognoso mantra Nessuna correlazione. E pensare che fino a pochi mesi fa i virologi da salotto televisivo sapevano dirci la fascia oraria in cui il virus fosse più contagioso, e se infettava le persone sedute o in piedi. Oggi tornano a riproporre le vaccinazioni ma uno di loro non è d’accordo per la vaccinazione di massa. Si tratta di Matteo Bassetti.
Vaccino covid per tutti? No. Firmato, professor Matteo Bassetti. “Non sono assolutamente d’accordo” con i Cdc che negli Stati Uniti raccomandano il vaccino covid aggiornato a tutti da 6 mesi di vita.“Non dobbiamo ricommettere il medesimo errore già commesso due anni fa allargando la vaccinazione a tutti da 0 a 100 anni senza nessuna distinzione. Noi dobbiamo, per quanto riguarda l’Italia perché ovviamente a me dei Cdc interessa sinceramente poco, cercare di evitare gli errori commessi nel passato”.
Dice all’Adnkronos Salute Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, commentando la nuova raccomandazione sulle vaccinazioni Covid negli Usa. Su suoi ragazzi Bassetti è lapidario: “I miei figli e mia moglie non si vaccineranno”.
“Ricordo che la quarta dose è stata fatta dall’8% della popolazione da 0 a 100 anni, quindi mi pare che sia stato un fallimento totale – rimarca Bassetti – Dobbiamo proteggere una popolazione di soggetti fragili, ultrafragili e anziani, per cui io addirittura sarei dell’idea di non partire con la vaccinazione dai 60 anni in poi, ma di targetizzare i grandi anziani, cioè dai 70-75 anni in poi, più i fragili e gli ultrafragili con questo richiamo. Su queste categorie – continua – bisognerebbe riuscire ad arrivare al 100% di copertura, perché ogni persona di 70, 75, 80 anni che ha il Covid, rischia di avere una forma impegnativa di malattia, di avere problemi, di dover andare in ospedale. Queste persone vanno assolutamente protette”. (Adnkronos)
Vedremo cosa porterà questa nuova “campagna di vaccinazione per tutti”. Restiamo come sempre in vigile attesa, sperando che le cose migliorino.
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