Secondo quanto riportato su Orizzontescuola.it quest’anno ci sarà un taglio del personale ATA nelle scuole. In Campania si parla di 500 unità in meno oltre alla cancellazione di 292 dirigenti. La Campania è al primo posto per le fusioni di istituti. Si cercherà di trovare un’intesa per maggio 2023. Gli accorpamenti degli istituti scolastici sono aumentati a causa del calo demografico e nel Mezzogiorno sono il 70% del totale. Si calcola che nel prossimo decennio a causa della forte denatalità si passerà dagli attuali 8 milioni abbondanti di alunni a meno di 7 milioni. Nel 2034 si arriverà addirittura a circa 6,7 milioni. Gli accorpamenti riducono non solo i dirigenti, ma anche i collaboratori scolastici. Le tabelle ministeriali per l’organico riducono il personale necessario all’aumentare della dimensione dell’istituto.
Le Regioni Meridionali cercheranno di far fronte a questi tagli proponendo meno accorpamenti nelle zone più abbandonate e disagiate. Gli accorpamenti in base alla legge di bilancio saranno decisi quest’anno, entro il 30 novembre, ed entreranno in vigore nell’anno scolastico 2024/25. Ma già dal prossimo settembre molti istituti si troveranno a dover condividere il dirigente scolastico. Sul breve periodo tra le Regioni più penalizzate vi sarebbe la Campania, con oltre 140 fusioni, accompagnate da tagli di personale, di dirigenti scolastici (e quindi di Dsga). Segue la Sicilia con 109 accorpamenti, poi la Calabria con 79, la Puglia con 66, la Sardegna con 45, il Lazio con 37. I tagli andrebbero a toccare anche centinaia di posti di personale Ata, in particolare verranno meno gli assistenti amministrativi poiché con le scuole autonome salteranno anche centinaia di segreterie didattiche, economiche e del personale. Questi i dati riportati sul quotidiano La Tecnica della scuola.
Il governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca, ha fatto sapere che ci sono le condizioni di “impugnare la decisione del governo sul dimensionamento scolastico davanti alla Corte Costituzionale. Siamo i primi a farlo e speriamo che altre regioni del Mezzogiorno ci seguano”. Dello stesso parere è Alessio D’Amato, candidato per il centrosinistra alla presidenza della Regione Lazio “Bisogna dire no al decreto Spacca Italia. Chi vota per me sa che vota contro la divisione del Paese che crea di fatto cittadini di serie A e di serie B con danni irreversibili per la scuola e la sanità, il decreto Calderoli penalizza Roma e il Lazio”. Barbara Floridia, del M5s ed ex sottosegretaria afferma: “la scuola pubblica è chiaramente sotto attacco: Valditara ha riesumato le gabbie salariali, la bozza sulle autonomie, vuole spaccare la scuola pubblica in 20 sistemi scolastici differenti e il governo ha programmato tagli per 4 miliardi e la riduzione degli istituti. È il momento di fare fronte comune”.
Il sindacato di base Usb scuola, ha scritto che “la gran parte degli istituti scolastici, in particolare degli istituti comprensivi, è composta da almeno tre plessi. Questi sono spesso dislocati su comuni diversi con una molteplicità di problemi legati ai trasporti, alla gestione del personale, ai rapporti con la dirigenza, oltre che alla carenza di organico docente e ATA. I collaboratori scolastici spesso sono costretti a lavorare in solitaria in un plesso, docenti sballottati da un comune all’altro, referenti di plesso che si ergono a generali di un esercito esausto”. “Quanti plessi dovrà gestire, quindi, ogni singolo dirigente scolastico? Quanto aumenterà il carico di lavoro del personale amministrativo che gestisce i lavoratori, mantenendo fermi i limiti alle supplenze?”. Questi sono gli interrogativi che stanno mettendo in seria preoccupazione il personale scolastico.
Anche secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief non è la giusta manovra da seguire. “Invece di prendere al volo l’occasione d’oro della diminuzione del tasso di denatalità e abbinarvi il sostegno dei miliardi del Pnrr alla scuola, si sta procedendo in direzione opposta. Non si possono tagliare le scuole autonome e le unità di personale che vi lavorano, ma occorre sdoppiare le classi. Occorre ridurre il numero alunni per classe, aumentare gli organici di insegnanti e Ata, a cominciare dall’organico aggiuntivo che abbiamo avuto nell’ultimo biennio e che è venuto meno nel periodo del massimo bisogno.”
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