A Napoli la maschera di Pulcinella ha delle origini molto antiche. “Pulcinella”, la tradizionale maschera Napoletana, da dove arriva? Come nasce? Rappresenta la più popolare maschera partenopea. Essa celebra il lato divertente della vita e tutti i sentimenti positivi che appartengono alla cultura partenopea. Insieme alla pizza, Pulcinella è l’anima e la storia di Napoli, ma quando è nata?
Sin dall’antichità, la maschera ha rappresentato diversi atteggiamenti folkloristici; per esempio, durante il periodo Paleocristiano essa era simbolo di forze naturali, oltre che del mondo animali e di quello dei morti. Ma nel tardo Medioevo essa era utilizzata per esorcizzare figure gerarchiche e per avere una funzione poetica, specialmente nelle corti.
È apparsa per la prima volta nel 1300, quando il suo nome stava per “piccolo pulcino” ed era utilizzata per indicare una persona negligente e perditempo. Infatti già da allora la parola Pulcinella veniva utilizzata per indicare il “cialtrone” in alcune poesie del tempo. Successivamente, le sue origini furono attribuite a Silvio Fiorillo, un commediografo dell’arte del 1500. Pulcinella quindi già nel ‘500 “operava” nelle piazze come uno dei tanti villani delle farse rusticali, esistendo da sempre giacché il villano è macchietta comica di ogni tempo.
Egli era un vagabondo che non amava le fatiche e preferiva guadagnarsi da vivere con il personale istinto buffonesco, aveva il costume dell’uomo di fatica: camicia fuori dalle larghe braghe legata con una corda. Durante le sue esibizioni, era solito indossare un tipo di maschera completamente diversa da quella che conosciamo noi oggi; è, infatti, una tipica “mezza maschera”, anche chiamata “lupo”, con un grosso naso ricurvo, un volto pieno di rughe ed occhi molto piccoli.
Queste caratteristiche unite alla voce stridula, ottenuta di solito grazie all’ausilio della pivetta (strumento musicale costituito da metallo e filo che applicati al palato conferiscono a pulcinella la caratteristica voce “chioccia”), rendono la maschera molto simile ad un gallinaccio, ed è proprio Polliceno la voce latina del pullus gallinaceus (gallinaccio) a far si che etimologicamente Polliceno diventi in dialetto “pollicino” ossia pulcino da cui il diminutivo “polliceniello”.
Come tutti i napoletani sanno, Pulcinella è il simbolo dell’uomo semplice che cerca di affrontare tutti i suoi problemi con il sorriso. Egli è sempre in contraddizione con sé stesso, prendendosi gioco di sé stesso e facendo il furbo. Infatti, è difficile per lui stare in silenzio: ecco perché esiste l’espressione “Il segreto di Pulcinella”, per indicare un fatto di cui tutti hanno conoscenza. Anche per questo Napoli viene definita la “citta di Pulcinella”.
Uno dei più rappresentativi “creatori” di Pulcinella, è l’artista napoletano Lello Esposito, famoso per le sue opere in tutto il mondo. Quindi, quando sarete a Napoli non perdete l’occasione di divertirvi ed incontrare tanti Pulcinella in giro per la città, una foto insieme alla maschera più popolare della città è una magnifica cartolina. Nessuno però ha potuto dire con certezza quando questa maschera nera e nasuta abbia assunto tale nome, contrastanti infatti sono le versioni riguardanti l’attribuzione del nome Pulcinella.
Per alcuni, fu uno Zanni Policiniello, piccolo pulcino, il primo Pulcinella. Alcuni lo identificano, invece , proprio perché, Pulcinella agli esordi incarnava il tipico rozzo villano, con un tale Paoluccio della Cerra, Paolo Cinella (zotico proveniente dalla città di Acerra, da qui anche il vezzeggiativo Pulcinella Cetrulo de la cerra). C’è traccia di lui in un ritratto risalente alla seconda metà del ‘500 raffigurante l’uomo con una faccia scurita dal sole ,piena di bitorzoli e bozzi ma senza maschera , tale ritratto è attribuito al pittore Ludovico Carracci.
Pulcinella incarna la plebe napoletana, l’uomo più semplice, quello che nella scala sociale occupa l’ultimo posto l’uomo che pur conscio dei propri problemi riesce sempre a venirne fuori con un sorriso. Egli è chiamato a rappresentare l’anima del popolo e i suoi istinti primitivi, appare quasi sempre in contraddizione, tanto da non avere dei tratti fissi: è ricco o povero, si adatta a fare tutti i mestieri oltre al servo fedele eccolo fornaio, oste, contadino, ladro e venditore di intrugli miracolosi, è prepotente o codardo, e talvolta presenta l’uno e l’altro tratto contemporaneamente prendendosi gioco dei potenti.
La qualità che contraddistingue meglio Pulcinella è la sua furbizia, ed è proprio con la sua proverbiale furbizia che egli riesce a trovare la capacità di risolvere i problemi più disparati che gli si parano davanti sempre però in favore dei più deboli a discapito dei potenti. Altra sua famosa caratteristica è quella di non riuscire mai a stare zitto e da ciò nasce l’espressione “segreto di pulcinella” cioè qualcosa che tutti sanno.
Pulcinella rappresenta un personaggio che ha acquisito su di sé tutti i simboli e i significati del mondo popolare e contadino ed ha portato su tutte le scene dei teatri italiani, e non solo, un repertorio ricco di movimenti, gesti, acrobazie, danze tipiche e ritualità del codice gestuale partenopeo.
Lo accompagnano infatti sulle scene del teatro e del carnevale: la scopa, il corno, i campanacci, elementi che per i partenopei hanno valore propiziatorio e di antidoto contro il malocchio e la iettatura.
La maschera di Pulcinella è simbioticamente legata al gusto del pubblico, la sua storia e la sua evoluzione disegnano una parabola che raggiunge il suo apice nell’800 con Antonio Petito. Dopo di lui, per tanti aspetti, storici, culturali e “tecnici”, nonostante sulle scene fossero attivi altri grandi interpreti (come Salvatore Muto ad esempio) inizia la decadenza.
Pulcinella in teatro diventa un personaggio, e deve attenersi ormai ad una parte scritta, ad un copione. Privata del vivificante contatto diretto con il pubblico, la maschera assume sempre più caratteristiche stereotipate, di genere. Solo nella strada, con le guarattelle, il teatro napoletano dei burattini, Pulcinella mantiene la sua forza, conservando intatta nel tempo, incredibilmente, la struttura di spettacolo originaria della Commedia all’Improvviso, e in tal forma giungendo fino ai nostri giorni.
Presso un’ala del Castello di Acerra, al pianterreno e al primo piano , si trova il Museo di Pulcinella, del folklore e della civiltà contadina. Il Centro di Cultura “Acerra Nostra” l’ha fondato e allestito nel 1992, creando un luogo particolare e difforme da numerosi altri disseminati in Italia. Gli aratri e le suppellettili rievocano l’anima della cultura contadina della Terra di Lavoro, l’antica Liburia, dove nacque la maschera di Pulcinella.
Nelle sale sono ricostruiti anche gli ambienti domestici in cui si svolgeva gran parte della vita. Pulcinella, maschera del contadino ingenuo, buffo e un po’ stupido, nacque in questo ambiente culturale. Sin dal 1500, infatti, Pulcinella ed Acerra erano diventati un binomio inscindibile.
Il Museo è articolato in dodici sale di esposizione, nell’antica cucina, un archivio, una biblioteca, una videoteca con una sezione di ricerca dedicata ad Alfonso Maria di Nola ed il monumento a Pulcinella di Gennaro d’Angelo. La sezione dedicata a Pulcinella illustra i molteplici natali della maschera, dal viaggio di Pulcinella alla commedia dell’arte, dalla sua origine ad Acerra al vestito, alla maschera ed al corno, fino all’iconografia dei santi, dei balocchi, del presepe e di Pulcinella.
In questa sezione sono raccolti ed esposti documenti originali riguardanti la tradizione popolare, letteraria e teatrale su Pulcinella, opere d’arte antiche e moderne, costumi, maschere e foto degli attori che hanno interpretato Pulcinella, oggetti rari ed opere dell’artigianato campano, antico e moderno, nonché un gabbiotto teatrale da piazza del 1600, un presepe pulcinellesco ed un teatrino delle guarattelle.
Il riferimento a Pulcinella è legato ad una delle sue caratteristiche: che non sa mai tenere la bocca chiusa, specialmente quando si tratta di smascherare i potenti, svelando retroscena ed informazioni scottanti.
Ma gli omaggi non terminano certamente qua, oltre ad essere una maschera presente durante il carnevale, in ogni angolo della città, nel 2012 un artista di nome Lello Esposito ha omaggiato la città con una sua creazione.
Si tratta di una rappresentazione della testa dell’amato Pulcinella, e si trova in vico Fico al Purgatorio, quasi all’angolo con via dei Tribunali. L’opera è fatta interamente in bronzo, è alta un metro e venti ed è posata su un basamento in pietra. È una delle figure più fotografate del centro storico.
Negli anni si è venuta a creare un aneddoto misterioso: si dice che chi tocchi il naso di Pulcinella avrà fortuna in ciò che gli sta più a cuore. L’aneddoto è, probabilmente, una delle motivazioni per cui il suo naso, ad oggi, risulta più dorato rispetto all’intera opera. L’artista Lello Esposito lavora nel laboratorio nelle scuderie di Palazzo Sansevero, in piazza San Domenico Maggiore.
Anche l’opera dell’immagine di copertina è realizzata da un artista Napoletano: si chiama Vincenzo Franco-AnimaBulimica Art. Anche lui come Esposito, omaggia Napoli con le sue creazioni. In Piazza San Domenico Maggiore, lato via Benedetto Croce, si possono ammirare le sue creazioni originali, le incisioni e le illustrazioni che raffigurano storie, leggende e miti della città partenopea. Espone con il suo banchetto nel cuore del centro storico (dove tutto è nato) e lavora alle sue opere guardando Napoli e osservandone la vitalità. Per lui, ” un creativo in piazza è un presidio di umanità positiva“. La stessa energia che sprigionano i vicoli della città partenopea , dove ogni angolo racconta la sua storia.
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