Miti leggende e tradizioni della Napoli di ieri e di oggi: La leggenda della sirena Partenope

La Leggenda della sirena Partenope

La leggenda della sirena Partenope fa parte della tradizione partenopea. La fondazione della città di Napoli , avvenuta per mano dei Greci nel VIII secolo a.C., è legata alla leggenda della sirena Parthenope (dal greco “vergine”).

Sono tantissimi i racconti che si tramandano di generazione in generazione che riguardano la sirena Partenope, la ninfa Amalfi o ancora il canto delle sirene di Ulisse.

La leggenda più diffusa e conosciuta racconta la storia di Partenope la vergine, Leucosia la bianca, e Ligea dal suono penetrante. Tre bellissime sirene figlie della Musa della Tragedia Melpomene e del Fiume Archeoo, il corso d’acqua più importante di tutta la Grecia. Su di loro pendeva una terribile maledizione: il rifiuto di un uomo le avrebbe condannate a morte.

Le tre sirene, bellissime e dal fascino senza limiti, abitavano gli scogli a largo della penisola sorrentina, un arcipelago un tempo conosciuto come Sirenussai e oggi chiamato Li Galli.

Nessuno poteva resistere al canto ammaliatore di queste bellissime divinità metà donna e metà uccello.( Leggi la Fontana della Spinacorona). Ma l’astuto Ulisse escogitò un piano per sottrarsi alla morte e lasciarsi travolgere dall’irresistibile canto delle sirene.

Napoli . Fontana di Spinacorona nei pressi della chiesa di Santa Caterina della spina di corona

Ulisse e la leggenda della Sirena Partenope

L’eroe di Itaca tappò le orecchie dei compagni con del cerume e si lasciò legare all’albero della nave ordinando che se mai avesse preteso di essere liberato, essi dovevano stringerlo con nodi più stretti.

Uno smacco che tormentò la sirena Parthenope e le sue compagne al punto da costringerle al suicidio. Affranta dalla tempra di Ulisse, Parthenope si lasciò morire lanciandosi da un dirupo e il suo corpo fu trascinato dalle onde su una propaggine che si allungava nel mare del golfo e che gli antichi greci chiamavano Megaride.

Ulisse e la sirena Partenope

Proprio su questa roccia, dove più tardi nascerà la villa di Lucullo e il Castel dell’Ovo, gli antichi abitanti del luogo innalzarono un magnifico sepolcro in suo onore. Una tomba che qualcuno colloca sotto la basilica di Santa Lucia, che un tempo sorgeva sulla riva della spiaggia, e qualche altro tra le mura dell’antica Neapolis.

Le altre versioni di questa leggenda.

Nell’ottocento la leggenda di Parthenope mutò ancora. Si raccontava che la bella sirena Partenope si innamorò di un centauro dal nome Vesuvio. Un amore che scatenò l’ira di Zeus. Il dio Greco, accecato dalla gelosi, trasformò Vesuvio in un vulcano ai confini del golfo, e la bella Partenope nella città di Napoli. In questo modo la sirena lo potesse sempre vedere senza poterlo toccare.

Il suo contorno è ancora oggi sotto gli occhi di tutti. La sua testa forma la collina di Capodimonte e la sua coda si posa lungo la collina di Posillipo. Ecco perché la città di Napoli, in antichità, era conosciuta come Partenope.

Anche Matilde Serao racconta di Partenope

Matilde Serao, scrittrice napoletana degli inizi del ‘900, narra che l’antica Neapolis nacque dal amore di Parthenope per Cimone.

Partenope, una ragazza greca innamorata dell’eroe ateniese Cimone, era purtroppo promessa in sposa ad un altro uomo. Per questo motivo, i due innamorati scapparono ed approdarono proprio nel golfo di Napoli. I due ragazzi vennero raggiunti dalle loro famiglie, dando inizio al popolamento della città.

La leggenda della sirena Ligea, racconta che le sirene erano tre sorelle: Leucosia dalle candide membra, Partenope con il corpo di vergine e la più giovane Ligea la melodiosa. Figlie di Acheleoo (o secondo un’altra versione figlie di Forci e di Ceto) erano tre bellissime ninfe compagne di giochi di Persefone. Un giorno mentre le fanciulle si trovavano tutte insieme, Persefone venne rapita da Ade dio degli Inferi. Quando seppe dell’accaduto Demetra, madre di Persefone, come punizione per non aver tentato di impedire il ratto, trasformò le tre sorelle in sirene con la condanna di vivere in solitudine a Sirenuse la zona dei tre scogli.

Le Sirene nel golfo di Napoli

Non volendo accettare la loro punizione Partenope e Leucosia si gettarono dalle rupi scomparendo nella profondità degli abissi. Ligea, che vide le sue sorelle mettere fine alla loro esistenza, si rese conto che la sua vita non aveva più senso senza di loro e si gettò tra le onde del mare in tempesta.

Leucosia, finì sul litorale di Poseidone, l’odierna Paestum, e il corpo di Partenope fu spinto nel Golfo di Napoli, dando origine alla città. Nel golfo di Napoli il suo corpo su scoperto da alcuni pescatori, ma il suo corpo si dissolse tramutandosi nella forma del paesaggio napoletano, con il capo adagiato a est, verso Capodimonte, mentre il piede si è tramutato nel promontorio di Posillipo, a ovest.

Ligea invece fu spinta nel Golfo di Sant’Eufemia (Lamezia Terme in Calabria) e ritrovata morta sulla riva dell’Okinaros (l’attuale fiume Bagni). Venne sepolta dai marinai sulla piccola isola ghiaiosa, diventando la loro protettrice. Ligea è anche raffigurata sulle monete di Terina (Lamezia Terme) scoperte dopo uno scavo archeologico.

Nella parte più antica di questa città si possono ammirare manufatti, opere e monumenti che rappresentano la sirena Partenope. In essa vengono racchiusi bellezza, storia e leggenda di un luogo magico.

 

Marianna Caprio

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