Migranti: il governo vara la stretta, dichiarato lo stato di emergenza per 6 mesi, si chiede l’intervento dell’Europa. Secondo quanto riportato su SkyTg24, il ministro Musumeci ha parlato della “gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300%“. Si chiede l’intervento dell’Europa. Oltre alla dichiarazione emergenziale, si continua a lavorare anche agli emendamenti al dl Cutro: la maggioranza si dice compatta nel voler norme ancora più restrittive.
In Consiglio dei ministri è stato però dichiarato per sei mesi uno “stato di emergenza nazionale” in materia di immigrazione, su proposta del ministro dell’Interno Piantedosi. “Abbiamo aderito volentieri alla richiesta“, ha detto il ministro del Mare e della Protezione Civile Musumeci, “ben consapevoli della gravità di un fenomeno che registra un aumento del 300%. Sia chiaro, non si risolve il problema, la cui soluzione è legata solo ad un intervento consapevole e responsabile dell’Unione europea”. Lo stato di emergenza sarà sostenuto da un primo finanziamento di cinque milioni di euro che consentirà di gestire meglio tutte le operazioni di gestione migranti.
Anche il vicepremier Matteo Salvini si è scagliato ancora una volta contro Bruxelles. Fondamentale, ha detto, “che l’Europa si svegli e intervenga: è da anni che chiacchiera, ma non ha mai mosso un dito, ed è il momento di dimostrare che esiste una comunità, un’Unione e la solidarietà non è solo a carico dell’Italia”. E ancora: “Se l’Europa c’è, visto che siamo contribuenti netti per miliardi di euro l’anno, è il momento che lo dimostri, da soli non ce la facciamo”, ha detto Salvini, chiedendo “almeno un centro per i rimpatri per ogni Regione”, “quote di ingresso per gli immigrati che sono qui per lavorare e sono i benvenuti” e “restrizioni per chi sta qua e delinque”.
Il sottosegretario all’Interno, Nicola Molteni, ha già spiegato che i nuovi emendamenti serviranno “per affrontare le ulteriori questioni emerse dopo l’emanazione del decreto, tenuto conto della particolare rilevanza del flusso migratorio in atto”. Come riferiscono fonti vicine a chi segue il dossier, saranno poche correzioni al decreto, quasi chirurgiche, ma capaci di rafforzare la linea ‘stop partenze’ e lotta agli scafisti. A maggior ragione con l’aumento di barchini sulle coste italiane negli ultimi giorni, e che non si fermeranno nei prossimi mesi.
Secondo quanto riportato su Corriere della sera, é stato varato un piano in 9 punti per contrastare l’arrivo di centinaia di migranti. Un progetto complesso sul quale stanno lavorando i ministri dell’Interno e degli Esteri, Matteo Piantedosi e Antonio Tajani, insieme con l’intelligence nazionale e sotto la regia del governo.
Dialogo con la Tunisia
Il primo punto del piano italiano si basa sul rilancio dei rapporti strategici con Tunisi, in crisi economica e sociale, e incapace di fermare le partenze verso l’Italia, coinvolgendo anche la Commissione Europea.
Il nodo Cirenaica
Negli ultimi mesi sono aumentate la partenze dalle coste di Tobruk e Bengasi, amministrate dal generale Khalifa Haftar: un’altra rotta che parte dall’Egitto. Da qui la necessità di raggiungere intese con le autorità locali per portare aiuti e cercare di prevenire, con l’aiuto degli 007, le azioni dei trafficanti.
Stringere nuovi accordi
Sempre nell’ottica di limitare le partenze verso l’Italia, secondo il piano di Viminale e Farnesina è fondamentale stipulare patti con i Paesi di provenienza dei profughi.
Limitare gli arrivi
Ma il governo lavora anche a misure per ridurre per quanto possibile i fattori di attrazione per l’Italia, fra l’altro alla base delle attività delle organizzazioni criminali. Dopo aver limitato con un decreto l’attività delle Ong, adesso si punta a rendere più complesse le procedure per la protezione speciale, anche se su questo la Consulta aveva già bocciato le norme contenute nei pacchetti sicurezza.
Aumentare i rimpatri
Concretizzare le intese — già esistenti — con Tunisia, Costa d’Avorio, Egitto e Gambia, affinché accolgano i connazionali giunti sulle coste italiane, ma irregolari e quindi espulsi. È un altro punto importante, perché prevede il coinvolgimento anche di Niger, Guinea, Mali, Camerun, Burkina Faso, Bangladesh e Pakistan.
Il ruolo dell’Onu
In questo senso i rimpatri volontari assistiti possono rappresentare la chiave di volta, per questo si chiederà la collaborazione dell’Onu in modo da coinvolgere i Paesi di transito per il rientro in quelli d’origine agevolando progetti di lavoro e di sostegno familiare.
La rotta balcanica
Sul fronte europeo il piano prevede il rafforzamento delle relazioni, soprattutto con Croazia e Slovenia, per ridurre gli ingressi via terra, con la stabilizzazione dell’area dal punto di vista economico e politico per frenare i trafficanti, ma allo stesso tempo l’influenza russa.
Più accoglienza
In Italia saranno ampliate le strutture per assistere i migranti in Sicilia e Calabria (ma non solo) per velocizzare le procedure di aiuto e trasferimento nelle Regioni, e in alternativa quelle di espulsione.
Nuovi Cpr
È anche prevista l’apertura di almeno un Centro di permanenza per il rimpatrio in ogni regione, visto che il decreto Cutro del 10 marzo scorso consente in deroga, fino a tutto il 2025, la realizzazione e l’ampliamento di nuove strutture, oltre alle 10 già esistenti.
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