Arrestato marito e padre violento, la moglie ed i figli scappano da Cosenza a Napoli dopo anni di abusi sessuali ed aggressioni. Minacce, violenze sessuali e psicologiche subite dalla donna e dai figli che stanchi di questa macabra situazione decidono di fuggire e rifugiarsi a Napoli.
“Ti scanno, ti taglio la testa e la do ai cani, e mi bevo il sangue” questa una delle tante minacce verbali ancor prima delle fisiche, che l’uomo scagliava contro la moglie ed i figli. 50 anni di Paola in provincia di Cosenza, è stato subito arrestato dopo la denuncia della moglie ai carabinieri di Pozzuoli.
Il 21 giugno la donna, esausta di queste violenze, prende forza e decide di denunciare il marito, appoggiata anche dai 4 figli i quali hanno consegnato ai carabinieri foto ed immagini che non lasciavano alcun dubbio.
Per anni sia la donna che la figlia hanno subito molestie sessuali e violenze psicologiche. Oltre agli stupri (la figlia della donna, ora 15enne, già dall’età di dieci anni veniva violentata dal patrigno, che abusava di lei quotidianamente), dai verbali emergono anche le botte, le bastonate e le sassate per i figli maschi quando questi sbagliavano o non eseguivano gli ordini del padre, come non assistere a crudeli uccisioni di animali, in particolare cani, impiccati o ai quali veniva sparato.
La moglie massacrata dall’uomo aveva deciso di togliersi la vita ma quando gliel’aveva comunicato al marito lui ha risposto “vai a suicidarti da un’altra parte, altrimenti mi rovini il pavimento”. Il gip di Paola Rosamaria Mesiti ha disposto per l’uomo la custodia cautelare in carcere ritenendolo fondate le accuse formulate dalla procura: maltrattamenti, violenza sessuale aggravata ai danni della figlia adottiva minorenne, violenza sessuale ai danni della moglie, e detenzione illegale di fucile e pistola. (NapoliToday)
Su Save the Children sono dettagliatamente spiegati gli atteggiamenti tenuti dall’aggressore nel corso di una violenza domestica. L’espressione violenza domestica designa tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo famigliare o tra attuali o precedenti coniugi o partner, indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida o abbia condiviso la stessa residenza con la vittima. Essa è infatti anche definita violenza da partner intimo ed è statisticamente agita, in termini significativi, più frequentemente dagli uomini sulle donne.
La violenza domestica può assumere diverse forme che possono essere presenti singolarmente o manifestarsi tutte contemporaneamente. Oltre alla violenza fisica, maggiormente riconosciuta poiché lascia segni sul corpo, e alla violenza sessuale, spesso presente ma non riconosciuta quando agita da un partner intimo, la violenza psicologica rappresenta una forma di maltrattamento altrettanto diffusa, sebbene più subdola e complessa da riconoscere, che può manifestarsi attraverso una serie di atteggiamenti intimidatori e di controllo, volti a isolare e indebolire la vittima.
Un’ulteriore forma di violenza è quella economica che mira al controllo della partner tramite privazione o limitazione nell’accesso alle disponibilità economiche proprie o della famiglia. Un’altra forma di violenza fortemente diffusa e di recente riconoscimento giuridico è rappresentata dagli atti persecutori, riconducibili alla fattispecie di reato di stalking.
Violenza domestica come si manifesta
La violenza domestica si manifesta attraverso alcuni importanti segnali che è bene non sottovalutare. Il modello della “Spirale della violenza” illustra accuratamente l’andamento della dinamica: la violenza, infatti, non si manifesta sempre esplicitamente sin da subito, ma presenta un’escalation di gravità ed evolve articolandosi in più fasi.
La prima fase prevede un graduale aumento della tensione caratterizzato da liti frequenti e da tentativi della vittima di disinnescare la tensione, segue poi la fase dell’aggressione, in cui si manifestano i comportamenti violenti, e infine si giunge alla fase del pentimento e della riconciliazione, in cui l’aggressore chiede scusa e si pente del proprio comportamento. In alcuni casi il partner abusante prova vergogna e fa promesse di cambiamento, in altri, invece, colpevolizza la vittima definendola come la responsabile delle azioni che lui ha compiuto.
Queste fasi si presentano alternandosi e seguendo un andamento ciclico. Infatti, isolamento, intimidazioni, minacce, ricatto dei/lle figli/e, aggressioni fisiche e sessuali si intervallano spesso a false riappacificazioni, momenti di relativa calma in cui la coppia vive la cosiddetta “fase della luna di miele”, questo processo contribuisce a confondere la donna, aumentandone al contempo l’insicurezza.
Cosa può scatenare nella vittima una violenza
Le conseguenze per le donne sopravvissute a violenza domestica possono essere gravi e profonde e anche più acute se esse sono madri. L’indagine svolta da ISTAT nel 2014 ha evidenziato come più della metà delle vittime soffra di perdita di fiducia e autostima (52,75%). Tra le conseguenze sono molto frequenti anche ansia, fobia e attacchi di panico (46,8%), disperazione e sensazione di impotenza (46,4%), disturbi del sonno e dell’alimentazione (46,3%), depressione (40,3%), nonché difficoltà a concentrarsi e perdita della memoria (24,9%), dolori ricorrenti nel corpo (21,8%), difficoltà nel gestire i/le figli/e (14,8%) e infine autolesionismo o idee di suicidio (12,1%).
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