Costume e società

Ma le donne di una volta erano più belle di quelle di oggi?

Sono più belle le donne di oggi o quelle di una volta ?

In un mondo come quello attuale dove l’apparenza la fa da padrona, spesso mi chiedo se, nonostante tutti gli “artefici” moderni, le donne di una volta fossero comunque più belle. Certamente non ci cambierà la vita comprendere se e come i canoni di bellezza si siano modificati nel tempo ma, sarà anche l’effetto dell’estate che con il suo fascino rilassante induce ad essere un po’ più “leggeri”, che ho iniziato un po’ a riflettere su questo argomento. Di bellezze moderne ne siamo circondati ogni giorno sia nel mondo reale che nel virtuale ma già confrontando queste due  prospettive si notano differenze, spesso, enormi. Sarà capitato a tutti di  stentare ad inquadrare dal vivo una persona precedentemente conosciuta sul web.

A volte l’impatto può risultare deludente se non addirittura “traumatico”

soprattutto quando si tratta di incontri di natura affettuosa. I filtri adottati per le foto digitali hanno infatti, spesso e volentieri, il potere di mistificare pesantemente la realtà a discapito dell’aspetto naturale. Ci sono persone che sarebbero esteticamente più che gradevoli se si accettassero e mostrassero per quello che sono realmente. È proprio lo “sbalzo” tra ciò che si percepisce e ciò che concretamente si vede, a marcare la differenza. A questo punto la domanda sorge spontanea:

le donne di una volta potrebbero mai competere con tali nuovi canoni di bellezza ?

Cercando tra le vecchie foto di famiglia ne ho ritrovata una di mia madre di quando aveva 20 anni, era il 1956, ben 67 anni fa. Per me, che ero da sempre abituato a vederla come donna adulta e dedita alla famiglia, d’impatto mi ha colpito il suo look  molto femminile e lo sguardo naturale ma ammiccante di chi vuole lasciare immortalare un momento da conservare come un bel ricordo. Proprio lei una volta mi disse che per strada, a quei tempi, si aggiravano presunti fotografi che chiedevano alle ragazze di fare una foto estemporanea in cambio di qualche moneta. Già si può immaginare la differenza tra allora ed oggi. Nell’epoca attuale, con il digitale, si possono innanzitutto fare una miriade di scatti per poi scegliere quali, tra questi,  conservare e condividere con gli amici. Non prima di averlo accuratamente modificato, ovviamente. I segni del tempo che si notano sulla foto di mamma sono propio, invece, l’emblema dell’enorme differenza generazionale. Tale diversità si evince  immediatamente dagli strumenti e dalle tecnologie utili a riguardo.

La vera bellezza di questa immagine è la naturalezza di uno scatto singolo,

sicuramente riuscito bene, ma che di artefatto non aveva proprio nulla. Gli unici plus che una volta erano possibili per amplificare l’esteriorità di una persona, non erano riconducibili a rimedi tecnologici posticci ma alla cura che la persona poteva avere di se stessa. Per una donna, nello specifico, i rimedi possibili per apparire più bella erano: un filo di trucco, capelli in ordine, un abbigliamento adeguato ma soprattutto non appariscente. Per ottenere un ulteriore riscontro, ho postato la stessa immagine in un gruppo “retrò” su Facebook dove ha generato migliaia di like e commenti. Mia madre non era una donna oggettivamente bellissima ma i complimenti che ha ricevuto per questo scatto erano relativi soprattutto all’insieme degli elementi che la facevano apparire molto attraente: un bel sorriso solare, una abbronzatura rigenerante, un abbigliamento adeguato al periodo e al suo fisico e gli accessori giusti. La fine semplicità della sua postura  ha aggiunto quel tocco di eleganza al tutto.

La conclusione potrebbe essere che non c’è bisogno necessariamente  di stravolgere il proprio corpo  sconvolgendolo con ossessivi interventi chirurgici. Non è neanche logico affidarne la propria immagine e il proprio aspetto alla prima “intelligenza artificiale” che capita, capace solo di creare una mera illusione che nulla a che vedere con la realtà. Se forse stessimo meglio “dentro”  saremmo sicuramente più belli fuori ma, forse, non sarebbe neanche necessario.

Francesco Lupini

giornalista pubblicista

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