Questa sera martedì 14 marzo, nel programma “Le Iene” in prima serata su Italia 1, l’intervista alla Meloni sul “massacro di Ponticelli“. Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, affronterà il difficile caso che scosse l’Italia intera il 2 luglio 1983, noto come “Il massacro di Ponticelli” in cui due bambine furono uccise e date alle fiamme.
Molti telespettatori hanno già seguito la puntata di domenica sera dedicata interamente all’inchiesta di Giulio Golia e Francesca Di Stefano dal titolo ‘Mostri o Innocenti?’. Nella puntata sono state ripercorse tutte le tappe del tragico episodio. Questa sera in prima serata l’intervista al Premier Meloni sul caso.
“Mi ha ufficialmente convinto ad occuparmene– ha dichiarato la premier Meloni alle telecamere de ‘Le Iene’- Fermo restando che le sentenze si rispettano e che abbiamo rispetto per la Magistratura. Mi ha colpito il caso, mi hanno colpito loro e mi colpisce il fatto che, semmai fosse così, c’è un altro colpevole. In uno Stato giusto se hai degli elementi oggettivi affronti eventuali errori. È possibile che magari esca fuori qualcosa che prima non c’era”.
Giulio Golia ha inoltre consegnato la chiavetta con l’intera puntata alla Meloni e lei ha commentato: “Grazie, me lo studio e vedo cosa si può fare”.
Secondo quanto riportato sul Corriere della sera, il 2 luglio 1983, due bambine Barbara Sellini e Nunzia Munizzi, di 7 e 10 anni, furono violentate, torturate, uccise, e infine date alle fiamme. Le due bimbe furono trovate abbracciate, come se avessero voluto darsi forza l’una con l’altra nel momento della morte. Ma l’apparenza inganna. Chi le uccise le torturò a lungo e poi ricompose i corpi in un triste abbraccio prima di cospargerli di benzina e darli alle fiamme. La perizia medico legale stabilì che le piccole erano state ferite più volte con un coltello a serramanico, e che una delle due, Nunzia, aveva subito violenza sessuale.
A compiere l’atroce delitto secondo il medico sarebbe stata una sola persona che poi decise di eliminare due testimoni scomodi con un “colpo di grazia”. Al cuore per Nunzia, al polmone per Barbara che forse rimase agonizzante per lunghi minuti. Un delitto efferato e brutale, che sconvolse non solo Napoli ma l’Italia intera, e che, dopo due mesi di indagini e tre anni di processi, condannò all’ergastolo Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo.
I tre, appena maggiorenni all’epoca dei fatti, sostennero dal primo momento di essere innocenti. Oggi, dopo aver scontato la pena, continuano a dichiararsi vittime di quello che potrebbe essere uno dei più clamorosi errori giudiziari del nostro paese. Un caso questo che ha attirato anche l’attenzione della Commissione Parlamentare Antimafia che ha, di recente, sollevato parecchi dubbi sulle indagini svolte che l’hanno portata a valutare una possibile revisione del processo di condanna.
Secondo l’analisi della Commissione, infatti, sulla vicenda potrebbe essere calata l’ombra della criminalità organizzata.
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