La stoccata-La consueta rubrica sulla Politica Italiana
È diventato ormai un vero caso politico la nomina di Luigi Di Maio come inviato UE per il Golfo Persico, cooptato da uno dei massimi esponenti del Parlamento Europeo Josep Borrell. Infatti subito dopo la nomina dell’ex ministro degli Esteri italiano di Maio, si sono alzate da parecchie parti del mondo politico nazionale, voci di assoluto dissenso contro la designazione, definita impropria e inadeguata. L’attuale Ministro degli Esteri Italiano Tajani ha però subito dichiarato, che il governo di Centrodestra non si opporrà alla nomina di Di Maio. Tajani ha anche sottolineato il fatto che l’Esecutivo di Giorgia, non può tecnicamente opporsi alla decisione presa dalla UE. Però ha tenuto a precisare che Di Maio non è stato assolutamente sponsorizzato dal Governo in carica. Bisogna anche dire che la nomina di Di Maio è stata appoggiata da tutti i Paesi che fanno parte del famoso Golfo Persico. Soprattutto per i rapporti di grande collaborazione che questi Paesi hanno avuto nel tempo con il Governo presieduto da Draghi. Tutto questo fa decisamente riflettere sull’influenza che Mario Draghi ormai ex Primo Ministro Italiano, ha ancora nel fantasmagorico ambiente politico internazionale. Difatti la nomina per l’ex capo politico dei 5 Stelle è ben vista anche da tanti Paesi Europei ed ha avuto anche l’importante beneplacito dell’America di Biden. Nazione che come sappiamo ha ancora una fortissima influenza politica nei confronti dell’intero Parlamento Europeo. Adesso la nomina sarà discussa il prossimo giovedì dal Cops (Comitato di Sicurezza Europeo), dove quasi quasi certamente sarà ratificata. La posizione del Governo di Centrodestra rispetto alla vicenda appare chiara, accetterà la nomina europea di Di Maio ma non farà assolutamente salti di gioia. Soprattutto perché in seno alla maggioranza, importanti esponenti politici si sono detti contrari alla designazione. In maniera particolare Salvini e Gasparri che hanno espresso tutto il loro disappunto sul potenziale impegno europeo di Luigi Di Maio. Frattanto oggi si celebra in Italia la festa della cosiddetta Liberazione. L’impressione comune è che si arrivi a questa celebrazione con animi assolutamente divisi e contraddittori. Difatti c’è una parte politica con in testa il capo dello Stato Sergio Mattarella, pronta a rispettare e a glorificare il 25 aprile, perché considerata una festa di liberazione da uno dei periodi più complessi e tristi della nostra storia nazionale. Atta a ricordare in maniera particolare tutte le vittime della resistenza che hanno speso il loro sangue, per liberare il Paese dall’invasione Nazifascista. Di contro però c’è un’altra parte del Paese che non è d’accordo sulla santificazione della festa. Perché convinta che la sua celebrazione è spesso usata come atto discriminatorio di una parte dei cittadini rispetto ad un altra. Comunque alla fine la fiera il 25 Aprile per il nostro paese, continua ad essere una festa decisamente scomoda. Oggi in mattinata la Premier Meloni andrà in maniera civile e democratica come era logico che fosse, insieme al Presidente Mattarella a deporre la fatidica corona di fiori, davanti al celebre Altare della Patria a Roma. Per omaggiare i tanti morti della resistenza italiana. Poi il Capo della Stato si recherà a Cuneo e a Boves per continuare le celebrazioni. Ma nel suo percorso non sarà seguito dalla Premier Meloni. Quindi come si può desumere facilmente la festa del 25 aprile, continua ad essere assolutamente divisiva nel nostro Paese. Dove le contraddizioni politiche e sociali continuano a mostrarsi decisamente vive ed evidenti, lasciando ancora profonde cicatrici.
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