La casa degli orrori: schiaffi, sevizie e frustate nella casa di riposo

La casa di riposo degli orrori, schiaffi, botte, sevizie e frustate agli anziani a San Donà

E’ stata definita “La casa degli orrori” la RSA di San Donà dove gli anziani, una 15ina, subivano schiaffi, frustate, botte e sevizie. L’ennesimo tragico episodio accaduto nella casa di riposo “Monumento ai caduti” in provincia di Venezia. Questo è quanto accade sempre più spesso nei ricoveri per anziani che credono di trovare un ambiente accogliente e protettivo, credono di essere curati, amati e rispettati, invece arrivano in un vero inferno, dove gente assatanata pratica su di loro ogni tipo di violenza. La RSA di San Donà purtroppo è solo una delle tante.

Le tragiche torture nella RSA

Iniziamo con la prima ordinanza che vede indagato un 54enne operatore sociosanitario. Secondo quanto riportato su La Nuova, questo essere satanico costringeva le sue vittime «a compiere e subire atti sessuali. Mediante violenza fisica manipolava i corpi inerti delle anziane pazienti, 13 gli episodi contestati. Il mostro si chiama Davide Barresi e brutalizzava ripetutamente 3 anziane, questa l’accusa mossa dal pm Andrea Petroni e il giudice per le indagini preliminari Alberto Scaramuzza, con le immagini della videocamere agli atti. C’è anche una morte sospetta di un’anziana.

L’uomo ha lavorato per pochi mesi a San Donà: in passato, è stato condannato in primo grado e poi assolto in appello per un’accusa di violenza quando lavorava come operatore in un centro psichiatrico nell’Agordino. L’avvocato difensore Giorgio Pietramala ha chiesto una perizia psichiatrica, che il pm Petroni non ha ritenuto di autorizzare.

Condannati altri 4 operatori

Continuiamo con la seconda ordinanza. Il  gip Scaramuzza, ha autorizzato l’arresto di quattro altri operatori. Schiaffi, percosse, violenze di ogni genere sono state riprese dalle videocamere di sorveglianza ad opera di 4 operatori sociosanitari sui pazienti. er il giudice, «l’individuazione dei responsabili per ciascun episodio è assolutamente certa», frutto dell’incrocio dei turni di servizio e delle immagini catturate dalle telecamere nascoste: «Non vi è dubbio alcuno».

“Video che dimostrano – scrive il gip – il «generale clima di sopraffazione e vessazione esistente nell’istituto ad opera di un numero significativo di operatori e ai danni di un numero rilevante di ospiti», nonché «lo sprezzo e insensibilità dimostrata nei confronti delle sofferenze e delle grida di invocazione delle vittime, addirittura ridendo delle stesse e continuando a colpirle se protestano”.

Un paziente preso addirittura a frustate

Come hanno testimoniato le telecamere nascoste, l’8 dicembre, l’operatore Fabio Danieli afferra un paziente dalla sedia a rotelle e lo getta con forza sul letto, spingendolo con violenza. “Caspita, fammi morire. ..”, si lamenta l’anziano. Danieli reagisce sflilandogli una scarpa e colpendolo violentemente sul volto. Non farmi male…non farmi male, mi hai rotto il naso”, dice toccandosi il sangue che cola.

“Invece di fermarsi, Danieli e la compagna Maria Teresa Badalamenti – prosegue il gip nell’ordinanza – continuano come nulla fosse a spogliarlo con irruenza, ma Danieli a quel punto per punire l’uomo, reo di aver reagito, commette un atto gravissimo. Estrae dalla tasca della propria uniforme un portachiavi e con un laccio lo frusta alla gamba”.

“Poi, avendo perso completamente il controllo, si sposta nel letto difronte e frusta anche l’altro paziente: “Hai rotto i c…nonno”, dice lei, mentre il compagno sferra tre pugni alla testa all’uomo.” 

Agivano sempre in due i depravati nelle videoriprese che immortalano brutalità e angherie. Per questo per loro il gip dispone il carcere: “Dalle modalità particolarmente efferate delle condotte di entrambi, emerge che non sono in grado di auto controllarsi”. “Soggetti del tutto privi di qualsiasi remora a delinquere, avendo gli episodi dimostrato un loro godimento a provocare sofferenze alle vittime inermi. Con carattere vendicativo“.

Le testimonianze dei parenti

“Mia mamma – racconta un cittadino di San Donà – si lamentava sempre. Noi potevano recarci a trovarla solo un quarto d’ora a settimana. E poi si è rotta il femore, prima si spegnersi. Noi non abbiamo mai capito cosa fosse successo perché poi è stata trasferita in ospedale”.

Un’altra signora è preoccupata: “Ho trasferito mia mamma dalla casa di riposo all’ospedale perché stava male e poi è spirata. Certo le segnalazioni di maltrattamenti non erano un mistero, assieme al fatto che mangiavano poco e male, che il personale li vessava di continuo. Nessuno può sostenere che certi aspetti siamo emersi solo adesso, a parte le violenze sessuali di cui nessuno sapeva”.

 

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