Mattia Coffetti ha 35 anni e cinque chip sottopelle che usa per aprire le porte, pagare (è il primo in Italia a farlo) e archiviare documenti. Ha raccontato alla radio RTL 102.5 la sua vita da biohacker e il sogno di sfruttare questa filosofia di pensiero per migliorare la ricerca medica.
I 5 microchip sono stati infilati sottopelle con una siringa: spesa complessiva, 500 euro circa.
A chi lo accusa di essersi trasformato in un cyborg, lui risponde di aver ‘semplicemente’ bio-hackerato il suo corpo. Mattia Coffetti, 35 enne di Brescia, lavora come informatico e ha impiantato cinque chip nelle mani. Lui è Mattia Coffetti, ingegnere informatico italiano che lavora per la Blue Team Labs (un’azienda californiana finanziata da Bill Gates) e si occupa di robotica. È il primo italiano a farsi impiantare ben 5 microchip sottopelle, con l’intenzione di arrivare a 6.
Qual è il primo che hai inserito?
«Il battesimo di fuoco è stato con un chip dalla doppia funzionalità: NFC e RFID. La prima può essere utilizzata per programmare il telefono o scambiare contatti; la seconda, invece, per aprire porte o per essere usata come badge per andare al lavoro. Utilissimo per chi, come me, lo dimenticava ogni giorno»
Quali hai impiantato successivamente?
«Il secondo chip che ho inserito consente un’autenticazione a due fattori. In parole semplici, è come una password aggiuntiva per l’accesso alle applicazioni o ai siti web. Poi è stato il turno di un chip a led ed, infine, un magnete»
Ti torna utile nella vita quotidiana?
«Al di là della possibilità di non perdere viti o altri utensili che possono servirmi nel montaggio di un pc, mi piaceva l’idea di avere un magnete in una mano»
È stato doloroso impiantare i chip?
«Non quanto potrebbe sembrare. Per i dispositivi più piccoli basta una siringa caricata col chip. Schiacci il pistone e il chip viene inserito automaticamente. Il chip che utilizzo per i pagamenti, invece, un po’ di dolore l’ha causato. Ho dovuto prima fare una piccola incisione sulla mano e solo in un secondo momento è stato possibile inserire il chip»
Hai fatto tutto da solo?
«No, per carità. Mi sono rivolto a un piercer professionista»
I chip che hai sottopelle non rappresentano un rischio per la salute?
«Buona parte dei chip sono fatti con polimeri o del vetro biomedicale; materiali già ampiamente utilizzati in campo chirurgico. Sono compatibili con il nostro corpo, possiamo tenerli quanto vogliamo: il limite è l’averli a noia. Il chip che uso per i pagamenti, invece, è legato alla scadenza delle carte di credito. Fra sei anni sarà da sostituire con uno nuovo»
Quanto costano?
«I più semplici, come il magnete o il led, costano tra gli 80 e i 100 euro. Il chip per i pagamenti elettronici costa un po’ di più: l’ho pagato circa duecento euro. In tutto avrò speso tra i quattro e 500 euro»
C’è chi dice che ormai sei un ‘cyborg’…
«Non solo. Molto più spesso mi sono sentito dire che di questo passo la tecnologia prenderà il sopravvento sull’uomo. Non sono d’accordo. La tecnologia la progettiamo noi uomini: siamo noi a programmarla e gestirla»
In definitiva, perché hai scelto di impiantare 5 chip sottopelle?
«Ho pensato: così come posso modificare computer e i dispositivi tecnici e informatici, vorrei avere la possibilità di modificare il mio corpo»
Come l’hai spiegato, ad esempio, ai tuoi genitori?
«Non gliel’ho spiegato: mi sono presentato un giorno a casa e ho detto: ‘ciao, ho un chip sottopelle’».
Questo è quanto ha dichiarato Mattia in un’intervista su radio RTL 102.5 e riportato da diversi quotidiani.
Mattia Coffetti, è un esempio lampante di come il lato oscuro della tecnologia abbia sedotto individui come lui, portandoli a sacrificare la loro libertà e integrità per una finta convenienza. Tra l’intelligenza artificiale e i microchip che fine farà l’uomo?
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