Il turbocancro e le verità nascoste sui vaccini
Il turbocancro colpisce sempre più persone e le cause vengono nascoste
Lo chiamano turbocancro, ed è sempre più frequente, soprattutto negli ultimi due anni. Solo che appena ti accorgi che ce l’hai è già tardi e muori. Turbocancro a Sandra Milo, la svampita novantenne che scoppiava di salute e in tre mesi se n’è andata. Turbocancro al banchiere Federico Imbert, che se l’era scoperto a maggio, combattuto pareva con successo nei mesi seguenti. Purtroppo è deceduto all’inizio di febbraio. Otto mesi sì e no. È pieno di turbocancri e i luminari alla Burioni non se lo spiegano. Si producono statistiche, tabelle che dimostrano l’aumento negli ultimi quindici, venti anni, anche sui più giovani, per dire, senza dirla, l’excusatio non petita: il vaccino non c’entra.
Invece c’entra perché altre tabelle, altri numeri lo confermano: una esplosione negli ultimi tre anni. Alla “bella addormentata” Burioni, che forse non ha tempo di studiare dati gli impegni televisivi, ha risposto pubblicamente, e in punta di scienza, l’oncologo Patrizia Gentilini con una lettera riportata sul sito della emittente Byoblu. “Da dati di recente presentati, relativi a tutte le età, si parla di una vera ondata di tali malattie, con un incremento nel triennio 2020-2023 a 18.000 casi, rispetto ai 7.700 del triennio 2015-2019. Ma cosa sappiamo per quanto riguarda i casi insorti in giovane età? Purtroppo nulla. Va detto che questi numeri sono stime elaborate da organismi internazionali perché purtroppo la raccolta di dati da parte dei Registri Tumori in Italia è carente”.
I dati che arrivano dall’Inghilterra
In Inghilterra, dove l’ONS ( Official for National Statistics) fornisce viceversa dati attendibili ed aggiornati. Si registra addirittura – fra i 15 e 44 anni- uno spaventoso incremento della mortalità per alcuni tumori nel triennio 2020-2023 rispetto ai 10 anni precedenti. Cosa è successo di diverso nell’ultimo triennio che ha aggravato in modo così drammatico una situazione già di per sé preoccupante? Esattamente un anno fa si parlava del problema. Dopo un anno, le fosche previsioni fatte circa il ruolo causale dei prodotti a mRNA in tema di cancerogenesi hanno trovato preoccupanti conferme.
(Non) è mancata la coraggiosa testimonianza dell’anatomo patologa svedese Ute Kruger, esperta di tumori mammari, che nell’agosto 2022 coniò il termine “Turbo Cancer” per indicare tumori molto aggressivi, di grandi dimensioni, spesso in giovane età. Essi comparivano entro pochi mesi dalla vaccinazione e che sempre più frequentemente osservava.
A lei si è aggiunto Angus Dalgleish, Direttore del Dipartimento di Oncologia della St George’s University di Londra. Nel novembre del 2022 ha scritto una lettera aperta al British Medical Journal riportando una analoga esperienza e denunciando l’inconsueta ripresa di tumori o la comparsa ex novo a seguito della vaccinazione a mRNA. Si sono poi aggiunti almeno 25 “Case Report”, ovvero lavori che riportano l’insorgenza di tumori (soprattutto linfomi e leucemie) a distanza di pochi giorni/settimane dalla somministrazione dei preparati contro COVID19. In un caso è addirittura comparso un sarcoma nel sito di iniezione.
Gli effetti avversi dei vaccini anti Covid
Sono inoltre aumentate notevolmente le conoscenze circa gli effetti dei vaccini anti Covid 19 sull’organismo ed è ormai acclarato che, con i preparati in uso nei nostri paesi, si avvia una serie di eventi biologici profondamenti diversi da quelli indotti dall’infezione naturale. Con studi accurati eseguiti su soggetti sani, prima e dopo la somministrazione dei vaccini mRNA COVID 19, sono emerse profonde alterazioni nelle funzioni delle cellule coinvolte nella risposta immunitaria. Con esiti addirittura controproducenti per l’immunocompetenza sia a breve che a lungo termine. Nello specifico nei vaccinati si riduce sia il controllo delle infezioni, che la sorveglianza verso il cancro.
E’ ormai esperienza comune che i vaccinati si ammalano a più riprese di COVID e di altre patologie infettive. Probabilmente, potrebbero più facilmente sviluppare forme tumorali per il venir meno della sorveglianza immunitaria verso eventuali cloni cellulari tumorali. Al venir meno delle funzioni del sistema immunitario va aggiunta poi l’azione pro infiammatoria dei nanolipidi in cui è incapsulato l’mRNA e la contaminazione da plasmidi a seguito dell’utilizzo di batteri, metodo adottato per velocizzare i processi di processi di produzione.
Quindi sono davvero molteplici i meccanismi patogenetici attraverso cui la trasformazione neoplastica può essere indotta dai preparati a mRNA. Va ricordato infine che la tecnologia a mRNA – conosciuta e studiata da oltre 20 anni come terapia di alcune forme tumorali – non ha ancora portato ad alcun utilizzo per questo scopo e al riguardo sono tutt’ora in corso solo studi di fase 1 e 2. Gli scarsi risultati ottenuti nella cura del cancro con vaccini a mRNA erano ascrivibili essenzialmente alla rapida degradazione del prodotto che, una volta iniettato, innesca una forte risposta immunitaria.
Le scoperte sull’mRNA e le conseguenze indesiderate
Nel caso dei vaccini anti COVID-19, l’mRNA è stato reso molto più stabile grazie alla sostituzione delle basi uridiniche con pseudouridina, ψ. Tale base non è presente in natura nell’mRNA delle cellule eucariotiche. L’incorporazione di N1-metilpseudouridina (1-metilΨ) negli acidi ribonucleici messaggeri (mRNA) – scoperta che ha valso il Nobel 2023 per la Medicina – influisce tuttavia sulla fedeltà complessiva della traduzione dell’mRNA. Ciò porta a possibili conseguenze indesiderate e difficilmente prevedibili sulla sintesi proteica, come riportato in un recente importantissimo lavoro.
Utilizzare questa tecnologia su soggetti sani nel corso della recente pandemia attraverso “vaccini” da somministrare fin dai primi mesi e in tutte le età della vita, compreso soggetti fragili e donne in gravidanza, appare un atto di inaudita sfrontatezza. Soprattutto sapendo che queste categorie fossero state escluse negli studi registrativi, e soprattutto continuare a insistere con queste raccomandazioni.
Quando si tocca lo scottante tasto dell’aumento dei tumori in giovane età non ci si possa limitare ad analisi viziate e parziali. Il problema esiste da decenni e, come riportato già in diverse fonti, un ruolo causale è certamente legato all’esposizione prenatale a cancerogeni ambientali. Visto che “oltre 300 sostanze chimiche di origine industriale si trovano nel sangue del cordone ombelicale”. Ma a tutto questo si è aggiunto negli ultimi 3 anni qualcosa di ancora più preoccupante, che richiede urgentemente l’avvio di indagini serie e puntuali.
La risposta di Ursula Von Der Leyen
Certamente, e con orgoglio, sembra rispondere in punta di propaganda la Presidente della Commissione Europea, la Baronessa Ursula: “Conosciamo tutti qualcuno colpito dal cancro (sic!). Questa settimana abbiamo raccomandato nuove misure per i tumori prevenibili con il vaccino, nell’ambito del piano di lotta contro il cancro dell’UE (sic!). Sconfiggere il cancro è una priorità per noi e richiede un vero lavoro di squadra”. Cioè un accordo stabilito tra i rappresentanti dell’ UE e i capi delle multinazionali produttrici di vaccini cancerogeni. La strategia consiste nell’ imporre un vaccino, che provoca il cancro, che viene curato con un nuovo vaccino, che ti fa venire qualche altro accidente, che viene curato con un altro vaccino. Fino a completa distruzione dell’organismo umano.
La UE impone soluzioni da alchimisti, col pretesto di una scienza che è solo sperimentazione affaristic. Nel contempo alimenta tutte le condizioni che favoriscono l’insorgenza dei tumori – con e senza vaccini misterici. Di questo andrebbe chiesto conto e dato conto in chi, come noi, si è ammalato. Invece tacciono. Divagano, inventano romanzano. Di casi ce ne sono tantissimi, e nei limiti del possibile si intercettano, con nomi e cognomi. Ad esempio, il santone della musica pretesa d’autore, Mauro Pagani, l’alter ego di “Faber”, De André, anarchico con latifondi tra Liguria e Sardegna.
Vivo per miracolo: “Una sera di gennaio di tre anni fa ero a casa e ho cominciato a vedere dei pezzi del mio campo visivo che si spostavano sulla parete di fronte. Mi sono detto, ‘bisogna che mi faccia dare un’occhiata’. E invece mi sono ritrovato in ospedale e lì sono peggiorato. Ho avuto una roba piuttosto grave e ci sono dovuto rimanere fermo due mesi. Dopo un po’ mi sono reso conto che mi ricordavo dei pezzi del mio passato e altri pezzi non me li ricordavo più. Allora ho chiesto una mano agli amici per aiutarmi a ricordare”.
Troppi ancora i dubbiosi o inconsapevoli
Insomma un attacco ischemico o neurologico, non è dato sapere come non si specifica come mai a seguito di che, se ci fossero state precedenti assunzioni di vaccini. E quanti e in quali tempi e con quali conseguenze immediate, magari sottovalutate. No, Pagani se la cava da par suo, da artista: “Ho riascoltato i dischi che avevo fatto. Per fortuna dopo un po’ la memoria ha cominciato a tornare. La mia era una cosa grave ma non così grave. In ospedale ero quello messo meglio, perché c’era gente che non parlava più”.
Certi si svegliano più incazzati che grati, pensando che il loro cancro, o turbocancro, o linfoma che sia, se lo sono preso grazie ai ricatti e alle menzogne della banda Speranza-Conte-Draghi, sorvegliata da Mattarella. Il tutto contornato delle facce da ISS, AIFA, CTS, virologi da sbarco che non si spiegano l’insorgenza dei cancri.
Ma le cose sono viceversa spiegabilissime, sono chiare solo a volerle vedere. Le prove del diavolo sono state abbondantemente raggiunte, fornite, squadernate. Certo che se i malati per primi fanno finta di niente, fanno ammoina, tutelando, forse, ciò che li ha messi sulla soglia della morte. Se tacciono sulle loro dosi e lasciano che la Baronessa ne consigli di nuove, tutto affonda in un baratro di mestizia e di miseria morale. Su una cosa, comunque, Ursula ha perfettamente ragione: per salvarsi dal cancro, o turbocancro, la prima cosa da fare è “un piano di lotta contro il cancro della UE”. Come? Semplicemente dicendo la verità: l’intendenza seguirà. (Il Giornale d’Italia)