Il libro del generale Roberto Vannacci , “Il mondo al contrario”, che ha destato scalpore e ha smosso l’opinione pubblica per le affermazioni contrastanti su questioni come omosessualità e migranti, continua a suscitare polemiche. Addirittura arriva da Castelfranco Veneto una notizia : la libreria Ubik, in passato già al centro di gesti simili, ha esposto un cartello sulla propria vetrina in cui invita la clientela “a non chiederci il libro di Vannacci”.
La titolare, Clara Abatangelo, stando a quanto riportato dal Corriere del Veneto ha motivato il gesto sostenendo che quello che c’è scritto dentro è indegno: “l’omofobia non è libertà di opinione“. Per questo, ad un cliente che pochi giorni fa, il 17 agosto, ha chiesto il libro in questione ha risposto con un secco “no”.
“Avrei potuto rispondere nascondendo il fatto che non lo avessi dietro a un problema tecnico, ma non mi è sembrato giusto. Io voglio dire come, anche se lo avessimo avuto in libreria, avrei mandato il cliente a comprarlo altrove” ha dichiarato la Abatangelo.
La titolare, di fronte al caso del momento che agita il mondo della politica, non si è sentita di tenere in catalogo un libro del genere, che l’avrebbe costretta a “chiedere a un mio dipendente di spolverare o sistemare un libro che dice che è contro natura“.
La libreria è stata insultata in rete e tramite chiamate anonime, ha riferito la titolare, sottolineando inoltre che “non è stato pubblicato da una casa editrice” e che “quando si tratta di libri veri, gli editori consegnano alle biblioteche. Direi che possono andare a leggerli là”.
In passato, la libreria Ubik aveva già sollevato polemiche: il 25 aprile 2018 aveva esposto a “testa in giù” un saggio su Mussolini di Renzo De Felice, attirandosi feroci critiche da parte di esponenti di Fratelli d’Italia, che in questi giorni ha alzato gli scudi attorno al generale. (Virgilio.it)
L’ultima notizia in merito riguarda la proposta fi Adolfo Morganti, editore de “Il Cerchio”, la proposta di editare e pubblicare il libro tanto discusso.
Ospite di Francesco Borgonovo, Morganti ha spiegato la scelta della sua casa editrice di prendere in carico ‘Il mondo al contrario’:
“Penso che in Italia si stia diffondendo pericolosamente questa tendenza alla censura preventiva delle idee tipicamente americana, essendo una barbarie la cultura della cancellazione, noi abbiamo pensato di curare il libro del generale per farlo uscire in libreria e dare a tutti la possibilità di leggerlo, tutelandoci ovviamente dal punto di vista legale.
A detta di autorità competenti, nel libro non ci sono affermazioni discriminatorie o violente, se certe cose possono dirle Saviano e la Murgia, sul fronte opposto può dirle anche il generale Vannacci. Noi come ‘Il Cerchio’ stiamo difendendo una posizione di fondo, finché ci saremo noi nessuno potrà cancellare preventivamente le idee di chi la pensa in maniera diversa“.
Nel frattempo sul web la polemica generata da Vannacci ha dato spazio ad un’altra polemica analoga che vede coinvolto un libro del 2019 pubblicato da Giorgia Meloni e Alessandro Meluzzi, tornato alla ribalta della cronaca per l’esplicitazione di concetti come la “sostituzione etnica”, per l’utilizzo di termini come bianchi o neri e la dettagliata descrizione di riti esoterici ed episodi di cannibalismo.
La Gazzetta ha dichiarato di aver letto (per davvero ) il libro di Vanacci. Esattamente come per quasi tutte le cose, prima di poter emettere un giudizio è necessario anzi, indispensabile, conoscere ciò di cui si parla. Diverse le critiche offensive nei confronti del generale Roberto Vannacci e del suo libro di oltre 300 pagine, “Il mondo al contrario”, un pamphlet che ha suscitato aspre polemiche, in particolare, nei giornali del Pensiero Unico Dominante.
Tra giornalisti e intellettuali ideologizzati e incapaci di guardare alle cose con oggettività e onestà intellettuale, tra politici privi di senso e di assoluta inutilità come quelli che hanno sparato ad alzo zero senza nemmeno aver letto una sola pagina, ma aver solo spulciato i dispacci di agenzia scritti e redatti dai soliti giornalisti inculturati e superficiali.
Così il quotidiano ha voluto leggerlo e seppure comprato subito, da conoscenti nell’universo militare è giunto in esclusiva-anteprima il testo completo in versione pdf. Lo hanno fatto, paradossalmente, per tutti quei lettori della Gazzetta che non si accontentano della superficie delle cose, che non sono nati né cresciuti ideologizzati. Per coloro che amano le proprie radici e la storia del proprio paese, che mai si sognerebbero di distruggere quello che altre generazioni hanno, a fatica, conquistato.
E in queste pagine, scritte, lo dicono da scrittori a tutto tondo e di libri pubblicati dalle più grandi case editrici italiane ,non dagli editori sconosciuti e pagati pur di vedere stampate le proprie elucubrazioni mentali . Essi hanno riscontrato uno stile di scrittura chiaro, accessibile a tutti, ispirato dal buonsenso e dalla voglia di dialogare costruttivamente, non di offendere né, tantomeno, di emarginare e discriminare qualcuno.
Il libro si legge bene, scorre, è piacevole, ma, in particolare, sorprende chi, a queste tematiche non è avvezzo un po’ per ignoranza e un po’ per colpevole superficialità. Sorprende perché, semplicemente, rivela pensieri e deduzioni che sono non soltanto dell’autore, ma di tutti coloro che, in un mondo che va, oggettivamente, alla rovescia, sentono e avvertono il bisogno di comprenderne le ragioni.
Un autore che, nell’incipit del libro, pubblica una citazione di Benedetto Croce, merita attenzione e considerazione anche se si tratta di un generale di divisione, Anzi, soprattutto, per questo. Secondo la Gazzetta di Lucca, qui non siamo di fronte ad un militarista convinto e accecato dalla gloria delle armi. No, qui siamo davanti ad un uomo dotato di vasta cultura, ma e lo dicono con ammirazione, arricchito da esperienze umane. Queste lo hanno portato a girare il mondo e a conoscere i popoli osservandoli dalla parte opposta a quella cui noi siamo abituati e che, quindi, ha visto con i propri occhi dove e quando la consuetudine secolare e l’antropologia se ne sbattono altamente del très bien vivre ensemble d’Oltralpe o del politicamente corretto nostrano.
“Gli imbecilli, i dementi, gli idioti, i raccattati per strada, i senza spina dorsale ancor più che senza palle, i fluidi del pensiero ancor più che dell’identità, gli intellettuali e i giornalisti verniciati di rosso – e di tutti gli altri colori – che bazzicano e appestano le ultime redazioni degli ultimi giornali, dovrebbero chiedere scusa e ricordarsi di aprire la bocca e impugnare, metaforicamente, la penna, non soltanto per darle fiato e inchiostro.
Questa razza, che prolifera sul web insieme ai tanti tuttologi che vivono di luce riflessa o anche senza alcuna luce, è l’unica forma di razzismo che condividiamo e anche la più pericolosa tra tutte perché subdola, viscida, ipocrita, senza radici, che ragiona per pregiudizi e preconcetti pur considerandosi progressista”. Così prosegue il quotodiano.
“Un esempio? Nei dispacci di agenzia i soliti giornalisti, infetti e in malafede oltreché inconsapevolmente pericolosi per il danno che esercitano travisando la verità con la loro supponenza e la loro inutile e stupida ironia, hanno scritto che il generale si crede Giulio Cesare facendolo passare per un fuori di testa e un megalomane. Invece non è così.
Nel testo Vannacci si prende, quasi, volutamente in giro per quel suo ritenersi, coltivando una consapevole illusione, erede, come in realtà è e come lo siamo, in un certo senso, anche tutti noi, di quel Giulio Cesare che tanto diede alla storia universale e che proveniva proprio da queste latitudini. Una perdonabile leggerezza, un gesto affettuoso verso i libri di storia e verso la lingua latina che Vannacci, evidentemente viste le sue citazioni nel testo, padroneggia bene.
Dateci retta: se volete capire perché questo mondo va alla rovescia – o al contrario – e perché dovremmo, tutti insieme, fermarlo prima che ci conduca al disastro ormai non più rinviabile. Leggetelo e lasciate perdere i padroni del web, gli imbecilli a un tanto al chilo che non sanno e parlano (e scrivono) a vanvera.
Il quotidiano conclude così l’articolo: “E soprattutto, che il libro lo leggano il ministro Guido Crosetto, l’inutile presidente della Regione Toscana Eugenio Giani. Soltanto a leggere quello che dice o vederlo quando si muove rischiamo l’itterizia per non dire peggio, i tanti giornalisti e intellettuali la cui ignoranza e presunzione sono direttamente proporzionali alla loro presupponenza.
Che lo leggano e, se ne sono capaci, dopo averlo fatto che infilino la testa nel cesso tirando lo sciacquone. Chissà che il farlo non li aiuti a schiarirsi le idee”.
La foto è stata gentilmente concessa dal vignettista Beppe Frattin che, recentemente, è stato coinvolto, a sua volta in una polemica. In quel caso Bassetti ha “usato” una sua vignetta per “diffondere” un significato del tutto diverso da quello che gli aveva dato l’autore.
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