Gastroprotettori: rischi nell’uso prolungato e ad alte dosi

L’uso prolungato dei gastroprotettori provoca effetti collaterali avversi anche gravi

L’utilizzo di gastroprotettori per limitare gli effetti negativi degli antinfiammatori sullo stomaco è ormai una pratica molto comune. Questo perché gli antinfiammatori, per le loro caratteristiche specifiche, indeboliscono la naturale protezione dello stomaco dall’acido cloridrico e possono in alcuni casi danneggiare lo mucosa.

Diminuendo la produzione di acido cloridrico col gastroprotettore, si tampona l’effetto erosivo sulla mucosa dello stomaco indebolita dagli antinfiammatori. Molti medici prescrivono ancora i gastroprotettori con troppa facilità anche quando non sono davvero necessari, affermando che: sono farmaci sicuri, possono essere assunti tranquillamente anche per lunghi periodi di tempo (mesi, anni..),hanno pochi e leggeri effetti collaterali, non esistono alternative migliori.

I gastroprotettori sono tra i farmaci più prescritti in assoluto

Sono tra i farmaci più prescritti in assoluto. Ma gli inibitori di pompa protonica (PPI) dovrebbero essere prescritti al dosaggio inferiore e per il minor lasso di tempo possibile, in relazione alla condizione trattata . E non certo all’infinito e senza alcuna rivalutazione, come purtroppo spesso avviene.

A fare il punto sugli effetti collaterali da PPI, purtroppo ancora poco conosciuti, provvede adesso una review pubblicata su CMAJ (Canadian Medical Association Journal).

“La somministrazione di PPI si può associare ad un numero di effetti avversi rari, ma potenzialmente molto seri – rimarca il dottor Todd C. Lee, specialista in medicina interna presso il Dipartimento di Medicina della McGill University Health Centre, Montréal (Canada) – Si tratta di eventi non frequenti, ma se rapportati alla moltitudine di persone in trattamento con questi farmaci, decine di milioni nel mondo, il loro impatto diventa decisamente rilevante”.

Molti pazienti – scrivono gli autori nella loro review – come gli adulti in trattamento con FANS, cortisonici o anti-aggreganti, richiedono un trattamento a lungo termine con i PPI per ridurre il rischio di emorragie gastrointestinali. Tuttavia, per il fatto che sono generalmente ben tollerati, i PPI vengono sempre più spesso prescritti per sintomi gastrointestinali banali e senza indicazioni evidence-based. E in ogni caso, anche chi li assume per un motivo valido, dovrebbe essere rivalutato periodicamente dal proprio medico curante.

Molti gli studi che sconsigliano l’uso di gastroprotettori

L’assunzione prolungata può essere infatti gravata da effetti collaterali. Al punto che sia la FDA che Health Canada hanno lanciato degli allarmi sulla loro safety, soprattutto per quanto riguarda il rischio di infezioni da Clostridium difficile, di fratture e di grave ipomagnesemia. Ci sono molti studi scientifici che raccomandano di evitare l’utilizzo degli inibitori di pompa protonica per la cura del reflusso gastrico (per via dei molti effetti collaterali) e consigliano di utilizzare terapie alternative.

Uno studio pubblicato ad ottobre del 2017 dimostra che l’uso prolungato dei gastroprotettori aumenta l’incidenza del cancro gastrico fino a 2,4 volte anche dopo la terapia di eradicazione dell’Helicobacter Pylori. La stessa Agenzia Italiana del Farmaco, in questo studio , afferma che i gastroprotettori sono prescritti e assunti in modo inappropriato, anche quando non servono e per periodi troppo lunghi (nel 46,5% dei casi). Sempre l’Agenzia Italiana del Farmaco in questa relazione (fonte) mette in guardia, visti gli effetti collaterali emersi dagli studi, dall’utilizzo inappropriato e prolungato dei gastroprotettori.

Questo studio dimostra che il gastroprotettore è utilizzato in maniera inappropriata nel 72.2% dei casi dei pazienti ospedalizzati.

Cosa sono i gastroprotettori?

I gastroprotettori sono un gruppo di farmaci il cui scopo è quello di proteggere la mucosa gastrica, contrastando la secrezione di acido cloridrico da parte delle cellule della parete dello stomaco. Questi farmaci hanno permesso di trasformare le ulcere gastriche e duodenali e i sanguinamenti gastrointestinali in malattie curabili senza la necessità di ricorrere a interventi chirurgici.mal di stomaco

Tali farmaci possono generare effetti indesiderati (effetti collaterali) tra cui: stipsi, metrorismo  (flatulenza), nausea,  mal di stomaco. Di solito, si tratta di disturbi temporanei e reversibili che scompaiono non appena si sospende l’uso del farmaco ma se persistono è necessario rivolgersi al medico di famiglia.

Effetti secondari anche gravi

A seguito della prolungata inibizione della secrezione acida dello stomaco potrebbero insorgere effetti secondari:

-Infezioni polmonari e gastrointestinali: la secrezione acida dello stomaco svolge un’importante difesa nei confronti dei patogeni ingeriti. I farmaci inibitori della secrezione acida, contrastando la produzione di acido cloridrico, favoriscono la crescita degli agenti patogeni nel tratto intestinale o respiratorio normalmente sterile. Di conseguenza, l’uso prolungato di questi farmaci è associato alla comparsa di infezioni polmonari e gastrointestinali.

-Diminuzione dell’assorbimento di micronutrienti: alcuni studi hanno evidenziato la riduzione dei livelli di ferro, di vitamina B12 e di calcio nel sangue di persone in terapia da lungo tempo (2 anni) con inibitori della secrezione acida. Questa riduzione è dovuta al fatto che l’assorbimento del ferro, della vitamina B12 e del calcio è favorito dall’ambiente acido dello stomaco.

-Osteoporosi, rischio di fratture: in alcuni studi è stato osservato un aumento del rischio di fratture ossee nelle persone che assumevano gli inibitori della secrezione acida ad alte dosi e/o per un lungo periodo di tempo. Il malassorbimento di calcio dovuto alla ridotta secrezione acida dello stomaco potrebbe spiegare il possibile rischio di fratture associato all’uso di questi farmaci. Ad oggi, tuttavia, non ci sono dati conclusivi che dimostrino questa associazione.

-Demenza: alcuni studi hanno riportato che gli individui in terapia con inibitori di pompa protonica (PPI) hanno un rischio più elevato di sviluppare segni di demenza.

-Alterazioni renali, come nefrite interstiziale acuta e malattie croniche renali. Gli effetti collaterali a livello renale, specialmente la nefrite interstiziale acuta, è legata al danno renale da farmaci, comune a molte categorie di medicinali. Non è ancora noto se il danno acuto renale possa poi evolvere in danno cronico.

-Malattie cardiovascolari: alcune osservazioni riportavano un aumentato rischio di infarto cardiaco nelle persone in terapia con antiaggreganti piastrinici associati gli inibitori della secrezione acida.

Farmaci prescritti e venduti con troppa facilità

Dobbiamo riflettere sul fatto che milioni di persone utilizzano quotidianamente o quasi un gastroprotettore, soprattutto anziani e persone fragili. Questi farmaci dovrebbero essere usati con estrema cautela, solo quando non se ne può fare a meno, e invece il protettore gastrico si compra tranquillamente anche senza ricetta!

A partire dal 1° agosto, è entrata in vigore una nuova delibera della Regione Campania, emessa su indicazione dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), che impone un giro di vite sulle prescrizioni degli inibitori di pompa protonica (IPP), comunemente conosciuti come farmaci “protettori dello stomaco”. Un provvedimento che punta a contenere la spesa farmaceutica regionale e nazionale, sollecitando i medici a una maggiore attenzione nella prescrizione di tali farmaci, riservandoli solo ai pazienti che ne hanno effettivo bisogno.

Avviso della Regione Campania sull’uso dei gastroprotettori

L’intento è chiaro: evitare sprechi e garantire che i fondi pubblici vengano utilizzati solo laddove ci siano reali necessità cliniche. Il messaggio ai medici è altrettanto netto: prescrivere con maggiore criterio, seguendo le linee guida e assicurandosi che i pazienti rientrino nei parametri previsti.

Più che evitare sprechi si dovrebbe pensare alla tutela della salute. A troppe persone “fragili”,  che fanno uso quotidiano di anticoagulanti , viene prescritto questo farmaco. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone ultra- settantenni che soffrono già di alcune delle patologie elencate negli effetti collaterali. Per cui da un lato si prescrivono farmaci per curare varie patologie e dall’altro si prescrivono altri farmaci il cui uso prolungato provoca altre patologie(anche gravi) o ne peggiora il decorso.

Il dubbio è lecito: si prescrivono farmaci per curare o per provocare l’insorgere di patologie per poi prescrivere altri farmaci? Restiamo in vigile attesa di risposte valide.

 

Marianna Caprio

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