Firmato il protocollo per la rigenerazione urbana dell’Albergo dei Poveri a Napoli
Al via la rigenerazione urbana dell’Albergo dei Poveri a Napoli
E’ di questi giorni la firma del protocollo per la valorizzazione e la rigenerazione urbana del Real Albergo dei Poveri da parte del Ministro Gennaro Sangiuliano e del Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Di nuovo qui, ancora in questo palazzo infinito, Palazzo Fuga,alias Real Albergo di Poveri. Un imponente atrio che conduce al cortile a croce, i lunghi corridoi impolverati e senza luce, le cellette confessionali ormai abbandonate.
“Dalle dichiarazioni lette sulla stampa sembra che i nostri auspici siano coronati da successo . Il Ministro Sangiuliano ha individuato per il futuro di questo edificio , la destinazione che noi avevamo prospettato già da molto tempo: una destinazione museale con un’estensione del Mann e una nuova biblioteca sul solco della Pompidou di Parigi escludendo qualsiasi ipotesi di trasferimento della Biblioteca Nazionale voluta da Benedetto Croce a Palazzo Reale. La struttura si presta anche a mostre temporanee che già realizzate nel tempo. L’uso espositivo infatti si addice maggiormente alle grandi camerate, destinate inizialmente all’accoglienza dei bambini e degli anziani indigenti.”
L’edificio più grande del sud Italia
“L’Albergo dei Poveri è un edificio enorme: due milioni di metri cubi di volume che necessita di un restauro assai impegnativo il cui progetto strutturale è già in possesso del comune. Una parte dell’enorme edificio, danneggiata dal terremoto del 1980, in seguito al sisma una limitata parte dell’edificio fu demolita. Per eseguire le opere fu necessario l’intervento di quattro carri armati che, utilizzando possenti catene in ferro, asportarono parte della facciata laterale pericolante.”
Ha sottolineato Luigi De Falco, consigliere nazionale di Italia Nostra e Presidente Italia Nostra Napoli che da anni si batte per il recupero e la riqualificazione della struttura.
La buona notizia è che il progetto già esiste e con il PNRR ora c’è finalmente la possibilità di avere anche i fondi per realizzare il completamento. Italia Nostra continuerà ad esercitare la sua funzione di controllo sul buon andamento delle opere. Confidiamo, una buona volta, che il monumento torni nel suo riconosciuto splendore e rappresenti una concreta opportunità per l’intera città e per il quartiere. Da oltre 40 anni sembrava oramai aver perduto ogni speranza”.
Le garanzie del PNRR per l’albergo dei poveri
Il MIC e la Soprintendenza speciale per il PNRR garantiranno il rilascio delle autorizzazioni necessarie mentre il Comune di Napoli si impegnerà a coinvolgere la cittadinanza nel processo di valorizzazione dell’area per assicurare sviluppo culturale, economico e turistico. Il costo complessivo dei lavori è di 67 milioni di euro, più 9 per forniture servizi più altri 3 per i costi del personale, finanziati dal PNC – Piano Nazionale per gli investimenti Complementari, una costola del PNRR che, ammettono sia Manfredi che Sangiuliano, sono soltanto una prima trance dei fondi necessari per rigenerare tutto l’asse di via Foria, come sottolineato dal ministro: MANN – Museo Nazionale Archeologico, Orto Botanico e, appunto, Real Albergo dei Poveri.
Che sarà collegato, come ricorda il sindaco, dalla Linea 10 della Metropolitana, fermata Piazza Carlo III: «L’obiettivo è concludere questa fase (burocratica) entro marzo. La cantierizzazione avverrà entro fine anno». Abbiamo, insomma, lo start dei lavori.
Nuovi spazi espositivi per le collezioni permanenti e per l’allestimento di mostre temporanee per il Museo Archeologico. Corsi di alta formazione dell’Università Federico II per la qualificazione del tessuto umano della zona, tra cui una scuola di conservazione e restauro. Attività economiche importanti per la sostenibilità della struttura e per lo sviluppo culturale e turistico del territorio gestite dalle imprese coinvolte nel progetto di valorizzazione. Infine, sale di lettura e sala conferenza con più di 1000 posti della Biblioteca Nazionale di Napoli. Una biblioteca-laboratorio digitale con «Spazi di sperimentazione di linguaggi creativi della cultura, di apprendimento permanente e di produzione culturale», come recita il Protocollo.
Dopo gli anni di abbandono e di utilizzo parziale, sembra di nuovo avere un barlume, una possibilità di rinascita.