Caso Emanuela Orlandi: rispuntano fuori le accuse allo zio della ragazza

Caso Emanuela Orlandi, rispuntano fuori le accuse allo zio della ragazza, ma la famiglia non ci sta

Il caso Emanuela Orlandi è stato riaperto da pochi mesi e rispuntano fuori le accuse allo zio della ragazza, ma la famiglia non ci sta. Ripartite tutte le indagini e la famiglia di Emanuela protesta di fronte alle accuse mosse nei confronti dello zio Mario Meneguzzi, oggi non più in vita. Si ipotizza infatti che potrebbe essere proprio lui l’uomo che ha condotto Emanuela all’incontro con il prete pedofilo.

Chi era Mario Meneguzzi, zio di Emanuela

Mario Meneguzzi, zio di Emanuela, sparita nel nulla il 22 giugno del 1983. Si tratta del marito della sorella di Ercole Orlandi, papà dell’allora 15enne e dipendente Vaticano. Il suo nome, come uno dei possibili indagati, era già venuto fuori nelle prime indagini di 40 anni fa, ma questa pista poi fu abbandonata perché presero il sopravvento le ipotesi di un complotto internazionale. Perché si pensò a Meneguzzi? L’uomo, nei documenti in mano ai magistrati, avrebbe osato presunte molestie a Natalina Orlandi. Da ciò si pensa che avrebbe potuto riservare lo stesso trattamento anche alla sorella Emanuela, ma Natalina smentisce una così grave accusa. (Agi)

Nessuno stupro da mio zio, solo avance verbali, qualche regalino. Ed è stato tutto li’, quando si è reso conto che non c’era nulla da fare, è finito li’. Mi sorprende che questa storia sia uscita, e per giunta era storia chiusa“. Così ha dichiarato ieri alla conferenza stampa Natalina Orlandi.

L’episodio in questione risale al 1978, quando Natalina aveva 21 anni, “e io ne ho parlato solo al mio fidanzato Andrea, poi diventato mio marito, e al mio assistente spirituale in confessione“. Natalina ha aggiunto che nel 1983, nel corso delle indagini della Procura romana sulla scomparsa di Emanuela, “una pattuglia dei carabinieri mi prelevò e mi porto’ dal dottor Sica (il magistrato che si occupava del caso, ndr), sono stata interrogata come se fossi una colpevole e mi è stato chiesto se fosse vera quella storia e io ho risposto di sì e che la cosa era finita lì“. La donna ha aggiunto che quel comportamento dello zio “era stato uno scivolone, forse di un uomo 50enne”. 

“E’ stata una grande carognata” le parole di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela

Quando ho visto ieri Mentana con occhi gioiosi raccontare questa cosa ho pensato per prima cosa ‘che carognata..’, perché ho visto il modo di scaricare sulla famiglia qualunque responsabilità che eventualmente ci fosse in Vaticano. Su cosa si sono basati? Sulla lettera di un sacerdote che riportava quanto saputo durante il sacramento della confessione?“. Queste invece le parole di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela.

Mi aspetto dichiarazioni da parte della procura di Roma – ha chiesto con forza Pietro Orlandi -, diversamente significherebbe dire che il Vaticano sta cercando di scaricare ogni responsabilità su altri, addirittura sulla stessa famiglia Orlandi“.

Aver visto ieri sera associare il viso di mio zio Mario all’identikit, mi ha dato molto fastidio, è stata una cosa molto grave, è una carognata. Mai avrei pensato che potessero scendere cosi’ in basso, eppure sono scesi cosi’ in basso“, ha aggiunto.  “Le ultime briciole di dignità il Vaticano le ha bruciate ieri sera“.

Pietro Orlandi ritiene che quanto diffuso ieri dal TgLa7 sia in qualche modo legato ad una sorta di attivita’ di ‘depistaggio’ da parte del Vaticano o di persone interne o legate allo Stato d’oltreTevere. “I panni sporchi – ha aggiunto – li vogliono lavare in casa loro scaricando la responsabilità su altri. Per il Vaticano è sempre stato facile gestire la procura di Roma, molto più difficile è gestire una Commissione parlamentare composta da 40 persone. Ho fiducia in questo Parlamento e in questo governo, che ha la volontà di fare chiarezza su tutto“. (Agi)

Cos’è accaduto ad Emanuela Orlandi il 22 giugno del lontano 1983

Emanuela uscì di casa alle 16:00 circa per recarsi alle lezioni di musica in piazza Sant’Apollinare. La lezione di flauto si svolgeva dalle 17:00 alle 18:00 e quella di canto corale dalle 18:00 alle 19:00. Uscita dalla lezione di canto 10 minuti prima del tempo, Emanuela telefonò da una cabina alla sorella maggiore Federica, dicendole che un uomo l’aveva fermata proponendole un lavoro di volantinaggio per la Avon Cosmetics, retribuito con la somma di 375.000 lire (equivalenti a circa 193 €), da svolgersi durante una sfilata di moda nell’atelier delle Sorelle Fontana che si sarebbe tenuta dopo pochi giorni; la sorella le sconsigliò di accettare la proposta e le suggerì di tornare a casa per parlarne con la madre.

Secondo le ipotesi investigative, la ragazza avrebbe incontrato il rappresentante della Avon prima di arrivare a lezione di flauto. Dopo la telefonata alla sorella, Emanuela aspettò l’uscita delle altre compagne dal corso di canto e insieme a due di esse raggiunse la fermata dell’autobus in Corso Rinascimento. A detta delle due ragazze, Emanuela alluse alla proposta di lavoro ricevuta e, da loro messa in guardia, disse che avrebbe chiesto prima il permesso ai genitori. Intorno alle 19:30 le compagne salirono su due autobus diversi dirette a casa, mentre Emanuela non salì sull’autobus perché troppo affollato, dicendo che avrebbe atteso quello successivo. Da quel momento si persero le tracce della ragazza, che non tornò più a casa

Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, non si è mai arreso e oggi, a distanza di 40 anni, continua la sua estenuante battaglia per cercare una spiegazione a tutto questo. Le piste che sono state approfondite da allora sono innumerevoli. Pedofilia al Vaticano, complotto internazionale mafioso e tante altre. Questa volta a seguire le indagini sono l’avvocato Laura Sgrò ed il Promotore di Giustizia  Vaticano Alessandro Diddi. Ciò che si spera é che finalmente si possa scoprire la verità.

 

 

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