Tragedia a Barletta, trovati i due corpi di madre e figlio disabile in casa, erano morti da giorni, forse di stenti. Raffaella Angela Dimiccoli, 73 anni, e suo figlio Michele Caporusso, 53 anni, sono stati trovati entrambi morti in casa in due stanze diverse, si pensa siano morti di stenti in una situazione di disagio e privazioni. In tutto questo avrà sicuramente contribuito il forte caldo di questi giorni che ha messo in ginocchio la popolazione. La tragedia é avvenuta in via delle Belle Arti nel quartiere Barberini a Barletta. Per ora si azzardano solo ipotesi ma per avere certezze bisogna attendere l’esito dell’autopsia.
I due cadaveri sono stati scoperti due giorni fa dal padre e marito della donna quando è rientrato a casa dopo essere stato in campagna con l’altro figlio. Secondo la stampa locale erano morti da quattro o cinque giorni. Su entrambi i corpi non ci sono segni di violenze ma non bisogna escludere nulla, infatti la procura di Trani ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti.
Quel che è apparso al momento della tragica scoperta dei corpi, è che i due vivessero in una situazione di abbandono, di disagio e privazioni, ma non sembra abbiano avuto problemi economici. Il Corriere della Sera riporta che dal primo piano della palazzina al civico 67, proveniva un odore nauseabondo dovuto non solo alla decomposizione dei corpi anche a causa del caldo forte, ma anche ad una condizione di degrado, di ambienti fatiscenti.
Da tempo la donna aveva smesso di avere rapporti con il fratello, rimanendo isolata. Anche i vicini non la vedevano mai uscire di casa. Purtroppo la grave condizione unita al caldo terribile di questi giorni ha stroncato le due vite. (Today Cronaca)
Secondo quanto riportato su “In Salute News” In occasione della Giornata mondiale contro i maltrattamenti degli anziani, che si celebra il 15 giugno, gli esperti della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG) hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di una maggiore consapevolezza per prevenire gli abusi, soprattutto nei mesi estivi, quando caldo e isolamento creano abbandono, principale causa della più alta mortalità degli anziani in estate, nonché fattore di rischio per tutto l’anno. “Fare rete per tutelare i più fragili ma anche chi li assiste”: è questo l’appello rivolto dalla SIGG a cittadini, istituzioni e società scientifiche riferendo uno studio condotto dalla Comunità di Sant’Egidio che mostra una mortalità in eccesso tra gli over 80 per ondate di calore in aree della capitale dove non sono stati attivati programmi contro l’isolamento sociale degli anziani.
Oggi in Italia le persone che prestano assistenza agli anziani sono oltre 7 milioni e per il 30% si tratta di un impegno gravoso che pesa come un vero secondo lavoro, con più di 14 ore settimanali dedicate alla cura del proprio famigliare. Chi ne ha la disponibilità economica ricorre al privato, con una spesa che in maggior parte grava direttamente sulle famiglie e che nel 2021 ha raggiunto oltre 136 miliardi, pari al 7,8% del Pil, con una spesa media annua di più di 10 mila euro per il 17% dei nuclei famigliari.
“Durante i mesi estivi tutto si complica in modo esponenziale e gli anziani sono ancora più fragili perché afa killer e isolamento sociale portano ad un aumento del 50% del rischio di mortalità” dichiara Francesco Landi, presidente SIGG.
Sono i dati di uno studio condotto dalla Comunità di Sant’Egidio, in collaborazione con l’Università di Tor Vergata (The Effectiveness of Intervening on Social Isolation to Reduce Mortality during Heat Waves in Aged Population), pubblicati sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, che mostrano la mortalità in eccesso per ondate di calore tra gli over-80 in aree della capitale dove non sono stati attivati dei programmi contro l’isolamento sociale dell’anziano, mettendole a confronto con la mortalità di aree in cui tali programmi sono stati implementati.
“Come ogni anno, anzi prima degli anni precedenti, con l’arrivo di temperature tropicali inizia per i cittadini anziani e fragili la stagione più difficile, quella in cui le condizioni climatiche rappresentano un grave pericolo per la salute e la vita – sottolinea Francesco Landi – L’appello è quello di non abbandonare gli anziani a se stessi, ma fare ciascuno la propria parte attraverso una rete di protezione sociale anche per chi li assiste”.
“L’assistenza di un anziano, specie con deterioramento cognitivo impegna il famigliare sia sul piano pratico-organizzativo che su quello emotivo, portando spesso ad un vero e proprio “cortocircuito relazionale”, che si ripercuote sulla vita dell’anziano con comportamenti abusivi del caregiver che percepisce l’onere assistenziale come un impegno complesso e particolarmente gravoso, che determina spesso atteggiamenti disfunzionali – prosegue Landi – È proprio lo stress derivante dal carico assistenziale a causare, una riduzione della qualità delle cure e, nel peggiore dei casi, situazioni di abuso che esplodono con il caldo estremo fino all’abbandono. Tutto questo impone una riflessione urgente sul sistema del Welfare e sulla effettiva adeguatezza ai bisogni degli anziani e dei loro caregiver”.
“Purtroppo la violenza all’anziano è spesso l’esito di situazioni complesse e delicate”, spiega Anna Castaldo docente del corso di laurea in Infermieristica dell’Università degli Studi di Milano – Sezione Fondazione don Gnocchi – e coordinatrice del gruppo di lavoro SIGG su abusi agli anziani – che proprio domani dedicherà un incontro a questo tema.
“La coabitazione, l’assistenza quotidiana e continua senza sosta da parte dei caregiver, l’assenza o la scarsità di assistenza e di supporto sociale e sanitario, sono fattori che sommati a quelli potenziali individuali dei caregiver, possono portare all’ennesima potenza il rischio di abuso. Dai dati di alcuni recenti studi, condotti in diversi Paesi, almeno un terzo dei caregiver che assistono a casa una persona anziana compie azioni abusive di diversa natura, fisica, psicologica, finanziaria fino all’abbandono. Il carico assistenziale del caregiver – mette in guardia Castaldo – è dunque un segnale di allarme da non sottovalutare, in quanto rappresenta un fattore di rischio di abuso verso la persona assistita”.
“Per prevenire queste situazioni, occorre prendersi cura sia della persona anziana che di chi l’assiste, attraverso interventi di supporto sociale e assistenziale come programmi di gestione dello stress, supporto piscologico e formazione dei caregiver e ricoveri di sollievo, che diano la possibilità alla persona assistita di avere vicino il proprio caregiver e a questo ultimo di avere propri spazi, anche per recuperare le energie fisiche ed emotive. La prevenzione del maltrattamento riguarda tutti, nessuno escluso, ma è necessario modificare la cultura dei giovani e non solo, per prevenire e ridurre l’ageismo verso gli anziani che rischia di dilagare e diventare una vera e propria “pandemia sociale”, conclude Castaldo.
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