Arriva il primo protocollo per disintossicarsi dalla proteina Spike, lo ha pubblicato il Dottor McCullough su una rivista scientifica
Trovato il protocollo per disintossicarsi dalla proteina Spike
Su una rivista scientifica è stato pubblicato il protocollo per la disintossicazione da proteina Spike. La proteina sarebbe la causa di problemi cardiaci quali le sempre più frequenti miocarditi. E, dunque, come liberarsi della Spike ed espellerla dal nostro organismo, definitivamente? Il dottor McCullough apre la strada a trattamenti e gestione degli effetti avversi da vaccino.
«I vaccini Covid-19 sono stati il più grande esperimento umano mai fatto nella storia. E hanno lasciato circa il 15% di coloro che li hanno presi con una qualche forma di problema medico». Così ha detto Peter McCullough, noto cardiologo statunitense, durante il ReAwaken America Tour a Las Vegas. Un evento paragonabile all’International Covid Summit che, in Belgio, ha visto la presenza degli italiani Frajese e Stramezzi. Ed ha pubblicato il primo protocollo per espellere la proteina Spike dall’organismo di un soggetto vaccinato, sulla rivista scientifica Journal of American Physicians and Surgeons.
La proteina Spike resta in circolo nell’organismo
In moltissimi tra coloro che si sono vaccinati contro il Covid hanno ancora in circolo, nel proprio organismo, la proteina Spike. «È nelle loro cellule e nei loro tessuti», ha spiegato ancora McCullough. La Spike si trova naturalmente nel virus Covid-19, indipendentemente dalla variante. Ma viene anche prodotta nel corpo quando si riceve il vaccino contro il Covid-19. La bufala che rimanga nel deltoide a seguito della vaccinazione è stata smentita, tra i primi, anche dallo stesso professor Frajese.
Uno studio della Stanford University ha scoperto che le proteine spike sono ancora presenti nel corpo 60 giorni dopo la vaccinazione.
D’altra parte, precedenti studi hanno già rilevato che i vaccini COVID-19 e le proteine spike possono alterare il DNA umano. Cell- Immune Imprinting
Nel marzo 2022, il Dipartimento di Patologia della Stanford University e altri istituti di ricerca hanno pubblicato un rapporto sulla rivista Cell (Cell- Immune Imprinting), fornendo dati preliminari sulla quantità di tempo in cui i vaccini COVID-19 rimangono nel corpo umano.
Secondo questo rapporto, in sette persone che avevano ricevuto una seconda dose di vaccino mRNA Pfizer o Moderna, i tessuti linfonodali prelevati a intervalli regolari nel sito principale di campionamento erano centri germinali (GC) dei linfonodi.
Il sistema immunitario e l’mRNA
Il centro germinale è un’area funzionale molto importante dei linfonodi umani e un’area in cui le cellule B sono attive e producono anticorpi. Se alcuni componenti del vaccino vengono lasciati qui, possono sopprimere le cellule immunitarie e causare malattie autoimmuni.
I risultati del test hanno mostrato che l’mRNA del vaccino è stato rilevato nei linfonodi mediante ibridazione in sito dal settimo giorno dopo la vaccinazione fino al 60 ° giorno.
Dal giorno 16 al giorno 60 dopo la vaccinazione, sono state rilevate proteine spike residue nei linfonodi dei soggetti.
Poiché lo studio è stato condotto solo per un periodo di due mesi, i dati non sono ancora disponibili su quanto tempo i vaccini rimangono nel corpo.
Tuttavia, è noto che i vaccini rimangono nei linfonodi del corpo per almeno due mesi dopo la vaccinazione, il che potrebbe essere il motivo per cui molte persone manifestano reazioni avverse ai vaccini COVID-19 per diversi mesi.
È stato scoperto che il virus SARS-CoV-2 e i vaccini a mRNA possono influenzare i geni cellulari, integrarsi nei genomi e modificare il codice genetico della vita umana.
Forse questo ha a che fare con il danno delle proteine spike alla capacità di autoriparazione del DNA cellulare.
I geni del corpo umano sono molto importanti e contengono il codice della vita, quindi il danno al DNA umano da vaccini richiede un’attenzione speciale. (arezzoweb)
Il corpo umano non riesce ad espellere questa proteina
«Il corpo umano non sembra avere enzimi in grado di abbattere questa proteina – spiega ancora McCullough – ed eliminarla. Semplicemente perché tale proteina non è naturale». Anzi, «è stata progettata in un laboratorio di biosicurezza cinese utilizzando progetti provenienti da ricercatori statunitensi completamente finanziati e supportati dal National Institutes of Health e dal National Allergy Immunology branch gestito dal Dr. Anthony Fauci».
Sempre la Spike sarebbe la causa, entrando in circolo nel sangue, di problemi cardiaci quali le sempre più frequenti miocarditi. E, dunque, come liberarsi della Spike ed espellerla dal nostro organismo, definitivamente? Premesso che, nonostante un investimento di un miliardo di dollari nella ricerca sul Covid da parte dell’amministrazione Biden, non un solo dollaro di finanziamenti è stato diretto alla ricerca sui danni da vaccino, è il dottor McCullough che apre la strada alla scoperta di trattamenti e gestioni ottimali per gli effetti avversi.
Il protocollo che disintossica dalla proteina Spike
Il protocollo di disintossicazione consente alle persone di affrontare in modo proattivo il problema utilizzando tre sostanze naturali: nattochinasi, bromelina e curcumina, tutti prodotti “da banco”, facilmente reperibili. Occorre, però, dapprima spiegare di cosa si tratti: la nattochinasi è un enzima derivato dalla fermentazione della soia.
In Giappone lo hanno utilizzato per i suoi presunti benefici cardiovascolari. Studi preclinici dimostrano che degrada la proteina Spike. La bromelina, invece, è un insieme di enzimi derivati da steli di ananas, approvati dalla Fda statunitense e dall’Ema (l’Agenzia europea per il farmaco) come trattamento per le ferite. Come la nattochinasi, ha anche dimostrato di accelerare l’espulsione della proteina Spike. l “Nattokinase, un enzima prodotto dalla fermentazione dei semi di soia con i batteri Bacillus subtilis var, studiato inter i suoi benefici cardiovascolari.
Infine, la curcumina è il composto attivo nella curcuma, ampiamente utilizzata per le sue proprietà antinfiammatorie, utile a mitigare ulteriori danni dalla proteina Spike. Le dosi raccomandate nel protocollo del dottor McCullough vanno seguite per almeno tre mesi, pur precisando che coloro che hanno ricevuto iniezioni multiple potrebbero aver bisogno di prenderlo per dodici mesi o più. Peter McCullough asserisce di aver osservato che le persone sperimentano sollievo da sintomi come intorpidimento, formicolio, battito cardiaco, mal di testa e perdita dei sensi. (il Paragone.it)
La FDA, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) e l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) non hanno ancora pubblicato articoli o rapporti che riconoscano gli effetti negativi dei vaccini COVID-19 sulla salute umana. Per cui, la speranza è che questo protocollo funzioni e aiuti le persone a guarire ma, soprattutto, ad “uscire” dalla condizione di “invisibili”. Restiamo in vigile attesa dei risultati.