Alla scoperta dei luoghi “nascosti” e meravigliosi di Napoli: La Galleria Borbonica
La Galleria Borbonica tra le tante attrazioni da scoprire a Napoli
La Galleria Borbonica di Napoli é una delle tante attrazioni nascoste e meravigliose da scoprire a Napoli. Trattasi di una cavità sotterranea di Napoli. Essa si estende sotto la collina di Pizzofalcone, nei pressi di Palazzo Reale, nel quartiere San Ferdinando.
La scoperta dei geologi
La Galleria Borbonica di Napoli fu scoperta nel 2005 e aperta al pubblico nel 2010, dopo anni di lavori di “sgombro” da materiali accumulati nei secoli. Racchiude tre secoli di storia, cultura, tradizione e leggende napoletane.
Solo qui si può ammirare l’ingegno architettonico dell’architetto Errico Alvino, il fascino della leggenda del “munaciello” e lo spettacolo di luci delle falde acquifere dell’enorme acquedotto seicentesco.
La Galleria nasce come via di fuga
Nel 1853 Ferdinando di Borbone incarico’ l’architetto Errico Alvino di costruire un viadotto sotterraneo che, passando sotto monte Eschia, congiungesse il palazzo reale con Piazza Vittoria. In questo modo avrebbe avuto una via di fuga verso il mare. L’architetto progetto’ uno scavo con sezione trapezoidale, suddivisa in due gallerie per i due sensi di marcia. Tali gallerie, ampie 4 metri ciascuna, prevedevano un parapetto sottile che sostenesse i lampioni a gas. La galleria diretta a Chiaia doveva avere il nome di “Galleria Regia” o “Strada Regia”; mentre la galleria in senso contrario doveva chiamarsi ” Strada Regina” . Scavando le due gallerie parallele, prima di giungere alle Cave Carafa (attualmente parcheggio multipiano) incontrarono un cunicolo che sfociava nei rami seicenteschi dell’acquedotto della Bolla. Per cui si realizzarono degli ingegnosi lavori idraulici, per consentire il passaggio dell’acqua ad in livello inferiore.
Inoltre gli scavi divennero ancora più difficoltosi quando furono intercettati degli ambienti più antichi ed ad un livello superiore. Così Alvino penso’ bene di realizzare delle strutture trasversali costituite da archi poggianti su piedritti a scarpa. Ciò permise di continuare gli scavi in sicurezza. Per ogni ostacolo incontrato durante gli scavi Alvino seppe trovare la soluzione. Si scavarono 431 metri di galleria, per cui non si arrivo’ mai a palazzo reale. Fino alla seconda guerra mondiale lo scavo rimase senza uscita. I lavori furono completati nel 1855, e festeggiati con grande sfarzo alla presenza di Ferdinando II. Tra il 1939 ed il 1945,si utilizzo’ la galleria come ricovero per i cittadini. Dopo la guerra e fino al 1970, divenne deposito giudiziale comunale : qui vi si ammassò tutto quello che veniva recuperato fa da crolli, sfratti e sequestri. Nel 2007 i geologi scoprirono un’altra cavità, usata come rifugio bellico e anche un ingresso al sottosuolo. Da qui i “pozzari” entravano e si occupavano della manutenzione dell’acquedotto. Inoltre sotto cumuli di detriti è emerso anche un enorme monumento funebre del capitano Aurelio Padovani. Bersagliere pluridecorato e fondatore del partito fascista napoletano
I diversi percorsi della Galleria
In due secoli di storia nella galleria si sono avvicendati eventi e personaggi vari, ragion per cui oggi si può scegliere tra tre diversi percorsi : standard, la via della memoria, avventura e speleo light. Ognuno di essi vi trasportera’ in epoche lontane e vi farà rivivere tradizioni e leggende. Ma anche modi di vivere e di pensare.
Molto interessante il Percorso Avventura che dall’ottocento Borbonico ci “catapulta” ai giorni nostri. Con l’ausilio di una “zattera” si arriva agli scavi della galleria della LTR di soli 200 Mt. Progetto iniziato per Italia ’90 ed interrotto a causa dell’ acqua di una falda che inondo’ il cantiere.
A fronte dei 411 metri realizzati da Alvino nella metà dell’ottocento, ritroviamo i 200 metri dei giorni nostri. A dimostrazione che l’ingegno architettonico del passato supera alla grande quello del presente. Questo e molto altro é da scoprire e godere in questa città poliedrica.
Guarda Napoli e poi, non solo ritorni, ma ritrovi piccole gioie che sembravano perdute.