La chiesa di San Lorenzo Maggiore è un altro dei luoghi “nascosti” e meravigliosi da scoprire a Napoli. Si tratta di una delle chiese più antiche di Napoli; si vocifera che proprio quì Giovanni Boccaccio incontrò Fiammetta.
La chiesa francescana di San Lorenzo Maggiore sorge in piazza San Gaetano, forse la più antica piazza della città di Napoli. Il Campanile di questa chiesa, un tempo, fu la torre della città.
Fu costruita dai frati francescani sui resti di una chiesetta di epoca paleocristiana. Carlo D’Angiò affidò ad architetti francesi la costruzione dell’edificio e si occupò delle spese. I costruttori fecero dell’abside del tempio, un classico esempio di stile gotico francese, forse unico in Italia. Dopo una lunga interruzione, i lavori furono terminati da architetti italiani.
L’edificio presenta una superba pianta del coro, che ricorda quella delle cattedrali di Narbonne, di Rodez, che dispongono di un deambulatorio e sette cappelle poligonali disposte in senso radiale. La forma dei pilastri rappresenta la perfetta fusione dello stile italiano e quello francese. L’abside poggia su un basamento rialzato ed ha la volta sorretta da un arco a tutto sesto di circa venti metri di altezza, al di sopra del quale un’altra parete ogivale sostiene la volta a crociera rettangolare del presbiterio. Ai lati del presbiterio vi sono grandiosi finestroni trilobati: sette nell’abside e ben 16 nelle cappelle.
San Lorenzo Maggiore rappresenta una parte integrante della storia di Napoli. Si narra che, proprio in questo luogo, Giovanni Boccaccio nel 1334, mentre era a Napoli per far pratica in un banco fiorentino, incontrò la sua Fiammetta. Nello stesso tempo si verificò una furiosa tempesta ed un terrificante maremoto che si abbatterono sulla città. A testimoniarlo una lettera ben custodita nel tempo.
La facciata originaria doveva essere nuda e semplice sulla linea francescana: forse con un rosone o un finestrone al centro e con il solito cappello sulla porta. L’attuale facciata è il risultato delle tante deturpazioni seicentesche effettuate da Dionisio Lazzari e della trasformazione operata nel 1763 dal San Felice. Il tutto appare in completa disarmonia con l’interno e con il campanile. Dell’antica facciate rimane il portale ad arco acuto con due battenti in legno, ben conservata.
Sulla destra dell’edificio notiamo la Torre campanaria del convento, che sospesa nel 1491 e ripresa nel 1496, fu terminata nel 1507. Questa torre fu protagonista dei moti rivoluzionari che si verificarono in epoca vicereale: fu assediata nel 1547 quando il popolo si ribellò contro Pedro de Toledo e fu occupata dai rivoltosi per la congiura di Macchia nel 1701. adiacente al campanile vi è il convento, a cui si accede da una porta chiamata battitora, del XV secolo. Questo convento fu sede della Camera e dell’archivio notarile della provincia.
All’interno si nota subito l’elegante pianta a crociera con cappelle laterali e la navata senza volta con travatura coperta. Come per l’esterno, anche qui ci sono state delle deturpazioni che hanno rovinato l’aspetto originario: scomparsi i monumenti, le lapidi, e i bassorilievi; le colonne coperte di stucco, i finestroni ad arco acuto trasformati in rettangolari, gli affreschi ricoperti di calce ed alcune cappelle gotiche completamente murate.
Sul pavimento della navata da notare ancora la delimitazione in ottone della basilica paleocristiana del VI secolo. Dopo il restauro si è recuperato il cappellone di Sant’Antonio da Padova: oggi si vedono le quattro colonne di ordine corinzio.
L’altare maggiore consta di tre nicchie sovrastanti che accolgono le statue di San Francesco e Sant’Antonio. La pala d’altare è formata da tre pannelli in bassorilievo su uno dei quali vi è un panorama di Napoli, nel quale si posono riconoscere il teatro romano ed il pronao del tempio di Dioscuri.
Tra le cappelle laterali la più importante è quella in stile barocco decorata da Cosimo Fanzago, contenente le tombe della famiglia Cacace con busti e statue eseguite da Andrea Bolgi, La Madonna del Rosario, dipinto di Massimo Stanzione. La volta è affrescata da Niccolò de Simone. Nel “cappellone ” di Sant’Antonio trovano alloggio due dipinti di Mattia Preti, Santa Chiara e Crocifisso di San Francesco. In questa cappella vi era anche il celebre dipinto di Simone Martini, San Ludovico d’Angiò che incorona il fratello Roberto, re di Napoli, oggi al muso di Capodimonte.
Nel transetto a sinistra, vi è il Monumento funerario di Carlo di Durazzo, fatto giustiziare nel 1348 dal re Luigi d?Ungheria. Di rilievo anche la pala di Colantonio, San Francesco consegna la regola agli ordini francescani, iniziata per la chiesa nel 1444.
Il chiostro della Basilica di San Lorenzo Maggiore è di origine gotica, ma wurllo cbe vediako oggi è frutto della manomissione settecentesca realizzata sui resti del “macellum” romano. Al centro si trova un pozzo realizzato in marmo e biperno realizzato dal maestro Cosimo Fanzago.
Il chiostro non è interno alla basilica, ma è ad essa adiacente, e adesso vi si accede attraverso via dei Tribunali, importante via del centro storico di Napoli.
Attraverso il chiostro si accede all’arra archeologica sottostante : la Neapolis sotterrata.
In questa parte archeologica avviene un vero e proprio viaghio nel tempo: si percorre l’antica strada romana con le botteghe attorno al “macellum”.
I reperti rinvenuti all’interno dell’area archeologica, sono conservati all’interno del museo dell’Opera.
Visitare il complesso monumentale di San Lorenzo Maggiore, significa intraprendere un viaggio sopra, sotto e dentro la storia di una città. Una storia che inizia nel V secolo a. C. E arriva fino ai giorni nostri.
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