Un altro luogo “nascosto” e meraviglioso da scoprire a Napoli è la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli. La Pontificia reale basilica di San Giacomo degli Spagnoli è, per le sue memorie storico-artistiche, tra le chiese più importanti di Napoli. Si trova all’interno di Palazzo San Giacomo, in piazza Municipio. Tale edificio risale agli anni venti dell’800 e serviva per accogliere alcuni ministeri di Ferdinando I di Borbone.
Il grande viceré don Pedro de Toledo (1484-1553) verso il 1540 ordinò la chiesa nazionale spagnola e l’architetto e urbanista regio Ferdinando Manlio la realizzò. E’ annoverata tra gli esempi più rilevanti d’architettura del periodo vicereale spagnolo. Gli interventi di Manlio sono visibili anche a Palazzo vicereale vecchio, Castel Capuano, Annunziata, Palazzo di don Pedro a Pozzuoli, palazzo Cellamare.
L’edificio fu sin da principio associato ad un ospedale destinato alla cura dei poveri. Nel 1589 arrivò l’istituzione del Banco di San Giacomo, al quale venne aggiunto un Monte di Pegni, gratuito per le piccole somme, due conventi (Concezione e Maddalena) e la Congregazione. L’insula spagnola così composta prese il nome di “Santa Casa di San Giacomo”.
Il 20 maggio 1614 il viceré di Napoli, Conte di Lemos, vi istituì la Real Congregación del SS. Sacramento de la Eucharistía de la Nación Española. Le finalità della Congregazione erano molteplici. Si dava soccorso all’indigenza di onorati spagnoli, si forniva una dote alle orfane. Vi era poi l’assistenza agli infermi, ai carcerati, ai pellegrini. Si organizzava la celebrazione dei suffragi “pro anima” e ogni anno una Solenne Processione del SS. Sacramento nell’Ottava del Corpus Domini.
Le regole della Congregazione vennero definitivamente approvate il 24 dicembre 1624 dal viceré Don Antonio Alvarez de Toledo, 5° Duca d’Alba.
L’edificio fu restaurato nel 1741. Mentre negli anni 1819-25 fu inglobato – dopo l’abbattimento dell’ospedale – nel palazzo dei Ministeri del governo borbonico – l’attuale Palazzo San Giacomo – opera dei fratelli architetti Stefano e Luigi Gasse. Da allora la proprietà della chiesa è passata alla Congregazione.
La chiesa, con archi e pilastri in piperno (come visibile nella restaurata cappella della Madonna di Montserrat), è a tre navate con cappelle laterali, cappelle absidali e profonda abside. Dietro troviamo l’altare maggiore di Domenico Antonio Vaccaro (1678-1745). Sotto un imponente organo settecentesco, il gran mausoleo di don Pedro de Toledo, in marmo di Carrara. Un capolavoro della scultura rinascimentale del cinquecento in Italia, scolpito da Giovanni da Nola e altri tra il 1540 e il 1560. Numerosi i monumenti sepolcrali del ‘500, le lapidi e le iscrizioni.
Di gran valore, per antichità e qualità, i dipinti cinquecenteschi su tavola di Marco Pino, Vasari, G.B. Lama, Criscuolo e su tela: L. Giordano, Andrea Vaccaro, ecc. e il portone ligneo di Benvenuto Tortelli (attivo a Napoli nella seconda metà del 500).
La basilica era rimasta chiusa al pubblico per motivi di sicurezza e versava in uno stato di degrado, principalmente a motivo delle infiltrazioni di acque meteoriche attraverso le coperture e le pareti confinanti con gli ambienti del Comune. Era anche presente umidità diffusa di risalita che rinvia alla sottostante ‘terra santa’ (locali cimiteriali).
La Soprintendenza ha emanato un vincolo storico-architettonico sulla Chiesa ed un vincolo archivistico per l’archivio della Congregazione.
Congregazione, Soprintendenza e Comune ne hanno parlato più fruttuosamente nell’ultimo anno per risolvere i problemi. Grazie agli incontri e ai sopralluoghi è nato un progetto per mettere in sicurezza la copertura (oggi con capriate fessurate) e ciò renderà agibile la chiesa. Sono in programma anche i progetti per il restauro conservativo delle tavole lignee.
Continuerà a svolgere la propria funzione di luogo di culto, ma diventerà anche un laboratorio culturale in cui saranno realizzate azioni per promuovere la ricerca scientifica e valorizzare il patrimonio culturale della città.
Questo sarà possibile grazie ad una collaborazione con l’Università Federico II e la Reale Arciconfraternita del Monte del Santissimo Sacramento dei Nobili Spagnoli. Il 2 marzo 2023,presso la Sala del Consiglio, presso il Rettorato dell’Ateneo, nella sede principale della Federico II a corso Umberto, hanno sottoscritto l’accordo . Il progetto avrà una durata triennale ed è costato 285mila euro.
L’accordo siglato , coinvolgerà per la Federico II il rettore Matteo Lorito e per l’Arciconfraternita il governatore delegato Giuseppe de Vargas Machuca, avverrà nel corso della presentazione alla stampa del progetto di collaborazione che avrà durata triennale e impegna le parti a promuovere e realizzare azioni per favorire la ricerca scientifica e per valorizzare il patrimonio culturale cittadino mediante progetti e iniziative condivisi
Sono del Michelangelo Naccherino le opere scultoree del Sepolcro di Ferdinando Maiorca e della moglie la “Coniglia” posti ai lati dell’abside nel punto in cui questa intreccia il transetto.
Nella veduta della Strada di San Giacomo di Cassiano de Silva che dovrebbe corrispondere al 1629, la facciata di questa chiesa quella che oggi si ammira su piazza del Municipio non aveva più i due ordini; la cornice che li separava è visibilmente spezzata per l’innalzamento dell’arcone centrale, oggi a doppio ordine coronato da volute chiaramente secentesche; mentre lungo via San Giacomo resta la spoglia parete rinascimentale in pietra liscia ed occhielli.
Nella veste definitiva del 1741, vista pure in un bel dipinto di Antonio Joli del 1756, il frontone sopra l’arcone centrale è ora un grosso timpano spezzato alla moda di quei tempi ed infine oggi sebbene più e più volte restaurata, la chiesa ha mantenuto il carattere architettonico cinquecentesco con pilastri ed archi che sostengono la copertura e scompartiscono lo spazio delle tre navate tutti in piperno massiccio vesuviano con faccia vista lavorata, e ricoperti di intonaco in un restauro barocco del 1741, in un insieme di costruzione comunque abbellito dallo stile ionico, fedele alla linea svelta e slanciata del più puro stile Cinquecento italiano.
Si ricorda che i bassorilievi del paliotto dell’altare maggiore li ha disegnati e forse probabilmente realizzati lo stesso Domenico Antonio Vaccaro. Nel 1570 dietro l’altare posero un monumento funebre opera del Merliano al viceré Pedro de Toledo, che invece resta sepolto a Firenze nel 1533. Il sepolcro è composto da un sarcofago quadrato con le cariatidi della Giustizia, Temperanza, Prudenza e Fortezza.
Secondo quanto descritto dal Raimondi e dal Borrelli, vi fu più volte necessità, durante il ‘700 e l’800, di realizzare interventi di sorta ed i pilastri dovettero più volte esser rinforzati e nel 1903 si ricorda la più colossale delle delle riparazioni con profonda sottofondazione di tutti i pilastri, col rifacimento degli archi maggiori e la costruzione postuma di volte sotterranee per areare l’antica cripta. Per decreto di Gioacchino Murat del 1809 l’ospedale ed i locali annessi sparirono definitivamente, al Banco di Corte, analoga sorte per il monastero di San Giacomo.
Scopriamo grazie a questa meravigliosa chiesa la storia di Napoli che si fonde con le leggende e la spiritualità.
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