Un altro luogo “nascosto e meraviglioso da scoprire a Napoli è la Basilica di Santa Maria della Sanità. Sorge nel Rione Sanità ed è nota con il nome di San Vincenzo detto o’ Munacone. Eretta nel 1602-1613, su un disegno di Fra’ Giuseppe Nuvolo, presenta una pianta a croce greca con presbiterio rialzato. Questo espediente, ideato da Fra’ Nuvolo per inglobare la preesitente basilica paleocristiana, permise quindi l’ingresso diretto alla catacomba. Ai lati dell’ingresso ci sono due acquasantiere a muro, in marmi policromi.
La prima cappella a destra è dedicata a San Nicola, raffigurato nella pala d’altare in gloria tra il beato Ceslao di Cracovia e San Luigi Bertrando. Sulla parete destra della cappella troviamo l’affresco con la Madonna della Sanità, proveniente dalla cripta. La seconda cappella è intitolata a San Pietro martire, la terza a destra, è dedicata a San Vincenzo Ferreri, sacerdote domenicano spagnolo, rappresentato nel dipinto di Luca Giordano mentre predica alla folla.
La quarta cappella a destra, dedicata alla Madonna del Rosario, troviamo la grande pala di Giovan Bernardino Azzolino (1612), racchiusa in una icona di legno intagliato e dorato: il dipinto, nella parte centrale, raffigura la Madonna del Rosario e Santi. Nella quinta a destra, consacrata a Santa Caterina d’Alessandria, il dipinto con lo Sposalizio Mistico di Santa Caterina è opera di Andrea Vaccaro. Ancora del Vaccaro nella cappella successiva è la Santa Caterina da Siena che riceve le stimmate, realizzata nel 1659 come la precedente tela.
La settima cappella a destra è dedicata alla Madonna del Buonconsiglio, raffigurata in un dipinto ottocentesco. Oggi in questo luogo possiamo ammirare la tela di Luca Giordano con i Santi Pio V e Alberto Magno, databile al 1672. Una bella scala a tenaglia, conduce alla parte presbiteriale dominata dall’altare maggiore, in marmi policromi, della seconda metà del Settecento. Al di sotto del presbiterio si apre l’ingresso alla basilica paleocristiana.
La cappella dedicata al SS. Crocifisso ha sull’altare di sinistra il dipinto di Luca Giordano con L’estasi della Maddalena (1671-72) e ai lati Santa Marta e San Lazzaro. Nella cappella vicina, intitolata a San Tommaso d’Aquino, c’è il dipinto raffigurante San Tommaso che riceve il cingono della castità datato 1652, di Pacecco De Rosa.
Il chiostro a pianta ellittica oggi è irrimediabilmente distrutto da uno dei piloni del ponte di santa Teresa degli Scalzi. La facciata, con decorazioni in stucco degli inizi del Settecento, è affiancata da un alto campanile costruito tra 1612 e 1614 (l’orologio in maiolica è settecentesco). Esternamente colpisce la bella cupola rivestita di maioliche gialle e verdi.
Sotto la chiesa vi è la catacomba di San Gaudioso. Questo Santo vescovo di Abissinia scacciato da’ Vandali dall’Africa venne con il Primate di Cartagine ed altri esuli africani, a Napoli.
Morto Gaudioso fu sepolto in una cripta di questa valle, dove pure si troviamo S. Nostriano nostro Vescovo, e le cripte di ambedue divennero oratori, e poi vi sorse il cimitero. La pietas dei Napoletani spingeva a venerare la tomba di S. Gaudioso egualmente come quella di San Gennaro. Ma nel secolo IX i corpi de’ santi Gaudioso e compagni furono trasportati dentro la città, e sepolti nella chiesa di San Gaudioso a Caponapoli. Tranne S. Nostriano che fu collocato in S. Gennaro all’Olmo; da allora la chiesa e il cimitero furono quasi abbandonati, finché la chiesa fu ricoperta di terra alluvionale.
Nel secolo XVI si pensò finalmente di rendere all’immagine il dovuto culto, e, ripulito il luogo, si accese perennemente una lampada. Ciò richiamò il popolo, che cominciò ad ottenere molte grazie. L’amministrazione del luogo fu data ai padri Predicatori e i frati vi edificarono sopra l’odierno magnifico tempio col bizzarro disegno del laico domenicano fra’ Giuseppe Nuvolo. Questa chiesa è una delle sette, alle quali Innocenzo XII concesse l’indulgenza delle sette basiliche romane.
E anche nella Basilica di Santa Maria della Sanità si respira aria di un tempo. Dove la storia la cultura e l’arte si fondono in un unicum per lasciare nel cuore del visitatore una sensazione di meraviglioso stupore.
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