IL Cimitero delle un Fontanelle è altro luogo “nascosto” da scoprire a NapoliIl Cimitero delle Fontanelle è un altro dei luoghi nascosti e meravigliosi da scoprire a Napoli. Esso è chiamato così perché si trova in una posizione tale da rappresentare uno dei bacini formati dai quattro impluvi che partivano dai colli Aminei. Questi impluvi avevano creato dei veri e propri “valloni”. In questi ultimi confluiva la cosiddetta “Lava dei Vergini”. Colate di fango e detriti provenienti dalla coltre piroclastica delle colline circostanti. Grazie alla erosione della “Lava dei Vergini” nel vallone della sanità, si sono venute a creare le condizioni ideali per l’estrazione del tufo. Questo veniva estratto “extra moenia” proprio in questa zona fin dal ‘600. In via delle Fontanelle sono ancora dislocate diverse cave. Fino al secolo scorso è proprio in questa zona che si ricavano i materiali per le diverse costruzioni edili. Oggi sono adibite a diversi usi: deposito di olive, vetrerie, lavorazione di cioccolato.
A metà del XVI la lava provoco’ un enorme voragine nella strada delle Fontanelle. Così si ordinò ai salmatari di riempire la stessa con “sfabbricatura” le cave. All’epoca i morti venivano interrati nelle chiese, ma non essendoci più posto, venivano disseppelliti dai salmatari che li scaricavano nelle cave. Dopo l’ennesima alluvione i corpi cominciarono ad emergere. Si racconta che gli abitanti del quartiere evitavano di uscire di casa per paura di scorgere la salma di un loro congiunto. Così fu ordinato ai salmatari di “raccogliere” tutti i resti in un’unica cava. L’architetto Carlo Praus racconta che nel 1764, dopo la carestia, furono così tanti i morti, che il Cimitero delle Fontanelle fu destinato alla sepoltura delle salme della “bassa” popolazione. Oggi si contano circa 40.000 resti conservati nell’ ossario.
Come tradizione a Napoli i teschi che non avevano avuto degna sepoltura, venivano adottati e curati. Si pregava per le loro anime affinché in cambio si ricevesse una grazia. Do ut des è sempre stato lo spirito con cui il popolo napoletano ha pregato per queste anime “pezzentelle”.Era una pratica frequente. Il Cimitero delle Fontanelle ha, al suo attivo, molte curiosità in merito. Una di queste era non solo pregare per queste anime del purgatorio, ma avvenivano vere e proprie adozioni delle” capuzzelle “. I teschi venivano presi in casa e messi su degli altarini (scarabattola). Trattati come una sacra reliquia, circondati da candele e rosari. La famiglia” adottiva” del teschio si impegnava a pregare affinché l’anima, attraverso le preghiere, passasse dal purgatorio al paradiso. In paradiso l’anima doveva intercedere per far realizzare le richieste del devoto. Qualora il “miracolo” non arrivava, il pregante si liberava del teschio, lo riportava alla cava e ne prendeva un altro. La pratica delle adozioni fu vietata dal Cardinal Ursi che fece chiudere le Fontanelle nel 1969 fino alla riapertura nel 2010.
La maggior parte dei delle ossa accatastate nel cimitero appartenevano a resti anonimi. Ma nell’ossario sono presenti due scheletri di cui si conoscono le generalità: Filippo Carafa e Donna Margherita Azzoni in Petrucci. Etrambi morti alla fine del 1700. Mentre i teschi più famosi sono tre. Il teschio del Monaco, detta anche “La testa di Pasquale” . Venerato dai napoletani perché si diceva che questa “capuzzella” dava i numeri giusti del Lotto ai suoi preganti. Il teschio di Donna Concetta, detta anche ‘a capa che suda, perché la composizione e la conformità delle sue ossa la rendevano sempre lucida. Per chiedere la grazia a Donna Concetta bastava passare la mano sul teschio, se restava bagnata il miracolo era concesso.
Infine il teschio del Capitano. Si racconta che un futuro sposo, ingelosito dalle attenzioni che la futura moglie dava a questa “capuzzella”, conficco’ un bastone nell’occhio del teschio. Poi lo invito’ al matrimonio. Il giorno del matrimonio si presento’ un uomo guercio, vestito da carabiniere. Quando lo sposo gli chiese chi fosse, lui aprì la giacca mostrando lo scheletro. I due sposi, presi dallo spavento, morirono sul colpo. Pare che i loro corpi si trovino all’interno del Cimitero sotto la statua di Gaetano Barbati.
A Napoli il rispetto per la morte è sempre stato un elemento fondamentale nella vita quotidiana. Questo perché il popolo napoletano ha vissuto tante sofferenze e ha avuto a che fare con la morte in tante occasioni. Ma queste credenze, le leggende che le accompagnano, hanno aiutato i partenopei a superare pestilenze e carestie. La forza di questo popolo sta proprio in questo : il modo di trovare sempre qualcosa di favorevole, perfino nella morte.
Già da prima della pandemia il Cimitero delle Fontanelle è chiuso per problemi strutturali. Con la delibera del 29 settembre 2022, il sindaco Manfredi ha deciso di stanziare 200 mila euro per la manutenzione e valorizzazione del Cimitero delle Fontanelle. Il progetto prevede il rifacimento della segnaletica di emergenza, il rifacimento dell’impianto elettrico e di illuminazione e la riattivazione dell’impianto di videosorveglianza e del montascale. L’obbiettivo è terminare i lavori entro febbraio 2023. La giunta ha pensato di affidare la gestione del sito ad un soggetto esterno. Questi si occuperà del monitoraggio e della riqualificazione dei servizi igienici. Questa figura però non è stata accettata dalla popolazione delle Fontanelle. Vorrebbe dire privatizzarlo e qursto per il popolo napoletano sarebbe un affronto. Al famosissimo architetto Renzo Piano è stato affidato il lavoro di restyling di una area contigua del Cimitero delle Fontanelle.
La speranza è che, una volta tanto, i progetti giungano al fine e si possa di nuovo visitare questi luoghi misteriosi e affascinanti. Ricchi di storia, leggende e credenze tipiche di un popolo poliedrico.
Ci sono ancora tante leggende che “arricchiscono” il cimitero delle Fontanelle ma vale la pena di visitarlo per scoprirle.
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