Alla scoperta dei luoghi “nascosti” e meravigliosi da scoprire a Napoli: Chiesa di San Gregorio Armeno
Scopriamo un altro luogo nascosto e meraviglioso a Napoli: la chiesa di San Gregorio Armeno
Un altro luogo nascosto e meraviglioso da scoprire a Napoli è la chiesa di San Gregorio Armeno. Nel cuore della città storica , nascosta tra le botteghe presepiali ,nasce questo edificio, esempio di puro barocco napoletano.
Il complesso, fondato nel sec. VIII da monache basiliane fuggite da Costantinopoli a causa dell’iconoclastia, è tra i più antichi e meglio conservati della città. La Chiesa fu costruita da Giovan Battista Cavagna e Giovanni Vincenzo Della Monica (XVI sec.) e compiuta nel 1580.
L’interno di San Gregorio Armeno
Oltrepassando l’atrio porticato si accede, attraverso una porta lignea cinquecentesca, all’interno di una navata unica con cappelle e cupola su presbiterio quadrato. L’interno omogeneo nei colori verde ed oro è dominato da un sontuoso soffitto ligneo, intagliato e dipinto dal fiammingo Teodoro d’Errico e dalla sua bottega (1580).
La controfacciata è affrescata con episodi della vita di San Gregorio dipinti da Luca Giordano (1684) che dipinse anche gli affreschi della cupola (1671). Dionisio Lazzari ha disegnato i marmi dell’altare maggiore (XVII sec.); sopra vi è posta una tavola con Ascensione di Giovan Bernardo Lama (XVI sec.).
Le spettacolari cantorie degli organi in legno e cartapesta sono opera di Nicolò Tagliacozzi Canale (XVIII sec.); nelle cappelle si susseguono mirabili dipinti dei più grandi artisti attivi dal XVI al XVIII secolo: Cornelis Smet, Pacecco De Rosa, Antonio Sarnelli, Francesco De Maria, Nicolò De Simone, Francesco Fracanzano, Nicola Malinconico, Paolo De Matteis.
È possibile accedere al convento che come la Chiesa è riccamente decorato da affreschi settecenteschi; da ammirare sono quelli di Giacomo del Po sulla scalinata d’accesso.
Il chiostro di San Gregorio Armeno
Di grande fascino è il Chiostro al centro del quale spicca il gruppo scultoreo, dal carattere teatrale e scenografico, raffigurante Cristo e la Samaritana al pozzo opera di Matteo Bottegliero.Uscendo dalla chiesa, si accede al paesaggistico e decorativo chiostro e al convento, anch’esso opera dell’architetto Giovanni Vincenzo della Monica. Sul chiostro affacciano gli alloggi delle monache ed al centro è situata, tra profumate aiuole di agrumi, una grande fontana marmorea barocca con affianco due stature del settecento che raffigurano Cristo e la Samaritana. Il creatore della fontana, rimasto ignoto, aggiunse alla struttura anche delfini, maschere e cavalli marini, elementi esemplari del barocco napoletano, ricco di forme e di spazio. Dal chiostro si accede a due cappelle.
Nella prima è conservata una tela di autore ignoto raffigurante l’Adorazione della Vergine, nella seconda, la Cappella dell’Idria, sono presenti 18 tele di Paolo de Matteis raffiguranti Storie della Vergine. Questa struttura rappresenta l’unico reperto del convento medioevale. Presenti anche in questa zona del chiostro il refettorio e l’antico forno utilizzato con dimestichezza dalle monache di San Gregorio, esperte come si racconta, soprattutto nella produzione di sfogliatelle.
Fra gli ambienti presenti, troviamo il Coro delle Monache, il Corridoio delle Monache e il Salottino della Badessa, in stile rococò. Il chiostro è dotato anche di un pozzo, che in passato ha rappresentato una via di fuga durante gli assedi, in quanto comunicava con quella che oggi è la Napoli Sotterranea. Sotto il chiostro di San Gregorio Armeno è presente anche una cisterna che dal 1925 divenne la cantina per le dispense delle suore di Santa Patrizia. Le suore in questa cisterna producevano un vino chiamato Tufello agevolate anche dal forte tasso di umidità.
I prodotti del convento
Il nome del vino, oggi in produzione, deriva da ‘tufo’, perché fatto invecchiare sotto le cavità di questa pietra. Altra principale caratteristica del chiostro, sono le reti idriche create per usufruire delle acque provenienti dal condotto del Carmignano e quelle piovane. I canali che facevano arrivare l’acqua alle cisterne, vennero collocati su due archi rampanti sollevati tra l’orto e il portico adiacente alla chiesa.
Le cisterne, furono rese accessibili attraverso il passaggio da una finestra. La data di fondazione del chiostro è piuttosto sconosciuta, ma da alcune fonti pare che esso esistesse ancora prima del XI secolo. Per molti anni il chiostro è stato negato alla cittadinanza comune e soltanto nel 1922 fu riaperto a tutti, quando la clausura fu abolita.
La facciata della chiesa di San Gregorio Armeno
La facciata presenta quattro lesene toscane, con tre finestroni ad arcate che, originariamente, erano sormontate da un timpano, poi sostituito da un terzo ordine architettonico. Il portale principale risale alla fine del XVI secolo. In ogni scomparto dei tre battenti, sono intagliati in rilievo San Lorenzo, Santo Stefano e gli Evangelisti. Superato l’atrio iniziale si incontrano delle lapidi commemorative in ricordo della consacrazione della chiesa (1579), della dedicazione a San Gregorio Armeno e della visita di Pio IX nel 1849.
Non è possibile visitare la via più famosa di Napoli e non entrare a visitare l’omonima chiesa di San Gregorio Armeno. Seppur nascosta, racchiude nel suo “scrigno artistico” opere architettoniche e pittoriche di grande valore. Per cui vale la pena addentrarsi tra i vicoli e scovare questo piccolo ma immenso gioiello architettonico napoletano.