Chi è Matteo Messina Denaro. L’ultimo padrino di Cosa Nostra
Arrestato il boss Matteo Messina Denaro
E’ stato arrestato stamattina il padrino Matteo Messina Denaro. Un arresto storico che avviene dopo 30 anni da quello del capo mafia Salvatore Riina, capo dei Corleonesi. Secondo le prime indiscrezioni trapelate, i carabinieri del Ros hanno prelevato il padrino dalla clinica privata “La Maddalena” di Palermo dove si stava sottoponendo a delle terapie in regime di Day Hospital a seguito di un’operazione per un tumore al colon avvenuta circa un anno fa, sotto il falso nome di Andrea Bonafede.
Il boss non ha opposto resistenza ed è stato portato in un luogo sicuro. In manette anche a Giovanni Luppino, l’uomo che lo avrebbe accompagnato nella clinica e adesso accusato di favoreggiamento.
L’ultimo padrino stragista
L’inchiesta, coordinata dal Procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e dal Procuratore Aggiunto Paolo Guido, ha portato in manette il padrino dopo ben 30 anni di latitanza. Messina Denaro non solo era il braccio destro di Riina ma era uno dei protagonisti della “guerra di mafia” che insanguinò Palermo negli anni Ottanta. Capo della cosca di Castelvetrano, infatti, era stato uno dei protagonisti delle stragi di mafia.
Nei primi anni Novanta Cosa Nostra lo mandò a Roma con il compito di compiere appostamenti nei confronti del conduttore Maurizio Costanzo, all’epoca divenuto “personaggio scomodo” perché si occupava delle mafie nelle sue trasmissioni televisive. La cupola gli ordinò altresì l’esecuzione degli omicidi del giudice Giovanni Falcone e il Ministro Claudio Martelli, sempre nella capitale. Assassinii che non avvennero in quanto Riina progettava qualcosa di più eclatante come le stragi di Capaci e di Via D’Amelio.
Inoltre, fu favorevole alla continuazione degli attentanti dinamitardi che avvennero a Firenze, Milano e Roma. Nel 1993, organizzò il rapimento del piccolo Giuseppe di Matteo per costringere il padre Santino a ritrattare le sue dichiarazioni riguardo l’uccisione di Falcone e della sua scorta, avvenuta il 23 maggio 1992. Dopo 779 di prigionia, il bambino venne strangolato e sciolto nell’acido.
Vittoria dello Stato
La notizia ha fatto subito il giro del mondo, difatti non si sono fatte attendere le reazioni dal mondo politico e non solo.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha telefonato al Ministro dell’Interno e al Comandante dell’Arma dei Carabinieri per congratularsi dell’arresto dell’ex primula rossa.
“Una grande vittoria dello Stato che dimostra di non arrendersi davanti alla mafia. All’indomani dell’anniversario dell’arresto di Totò Riina, un altro capo della criminalità organizzata viene assicurato alla giustizia”, ha affermato il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, complimentandosi con i Ros, la Procura Nazionale Antimafia e la Procura di Palermo.
Soddisfazione di Pietro Grasso e del Ministro Piantedosi
“Grandissima soddisfazione per un risultato storico nella lotta alla mafia. Complimenti alla Procura della Repubblica di Palermo e all’Arma dei Carabinieri che hanno assicurato alla giustizia un pericolosissimo latitante. Una giornata straordinaria per lo Stato per tutti coloro che da sempre combattono contro le mafie”, ha commentato il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
Sulla stessa lunghezza d’onda, l’ex magistrato Pietro Grasso: “La notizia – ha dichiarato sulla sua pagina Facebook – che stavamo aspettando: dopo Riina e Provenzano, l’ultimo boss delle stragi, Matteo Messina Denaro, è in manette“.