Alla scoperta dei luoghi “nascosti” e meravigliosi di Napoli: La chiesa di Santa Luciella
La chiesa di santa Luciella ai librai è uno dei luoghi nascosti da scoprire a Napoli
La chiesa di Santa Luciella è uno dei tanti luoghi “nascosti” e meravigliosi ancora da scoprire a Napoli. Addentrandoci nel “cuore” pulsante di questa città, nei vicoli stretti e antichi ,possiamo scrutare questa piccola chiesa, quasi “assorbita” dagli edifici antistanti. Essa è situata nel vicolo che nell’antica Roma chiamavano “vicus Cornelianus”, che oggi si chiama vico Santa Luciella. Questo vico funge da collegamento tra San Biagio dei Librai e San Gregorio Armeno.
Come nasce la chiesa di Santa Luciella a Napoli
Intorno al 1327, Bartolomeo di Capua fondò la chiesa. Costui era il giureconsulto e consigliere politico di Carlo II D’Angiò e di Roberto I. Fu lui a commissionare alcuni importanti portali gotici per San Lorenzo Maggiore ed a fondare, nel 1315, la chiesa di Santa Maria di Montevergine. La chiesa di Santa Luciella , nella veduta del Baratta del 1629, viene indicata come Cappella dell’Arte dei Molinari o Mulinari ( capostipiti mugnai). In seguito i pipernieri la presero in custodia. I pipernieri erano antichi artisti che scolpivano le pietre dure. Questi, lavorando con martello e scalpello, temendo che le schegge potessero conficcarsi negli occhi, iniziarono a venerare Santa Lucia , protettrice della vista. Fu così che dedicarono questo luogo alla Santa. Nel 18° secolo subì un rimaneggiamento importante. Nel 1748 divenne la sede dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione SS. Gioacchino e Carlo Borromeo. La chiesa è molto piccola ed è composta da una navata rettangolare. All’interno si può ammirare un bellissimo pavimento maiolicato . Vi sono tre altari uno maggiore e due più piccoli, di cui uno fa parte della piccola cappella dedicata proprio a Santa Lucia. Inoltre sono esposti anche dei manichini che indossano le uniformi con il cappuccio , tipiche dell’arcicofraternita del ‘700.
L’incuria e l’abbandono nel corso dei secoli
Con il tempo questo edificio ha subìto danni causati dal tempo e dall’incuria. Poi dopo 8anni di duro lavoro, l’associazione Respiriamo Arte, con grande impegno, dedizione e tenacia è riuscita a ridare vita a questo edificio che era chiuso e abbandonato da 35 anni. Nell’aprile del 2019 finalmente la riapertura. E dopo 40 anni le campane hanno suonato a festa.
Nel cimitero sotterraneo si trova il teschio con le orecchie
Nel cimitero sotterraneo della chiesa sono conservati diversi teschi ma ad uno in particolare la traduzione popolare ha affidato le proprie preghiere: il teschio con le orecchie. Per questa sua caratteristica chi chiedeva la “grazia” era convinto che avevo le orecchie ascoltasse meglio le richieste dei fedeli.
Credenze, tradizioni e leggende
Per il popolo napoletano il “culto dei morti” è stato sempre molto sentito. Proprio perché questo popolo ha sofferto tanto (peste, carestie, eruzioni), c’è molto rispetto per la morte. Perché la si teme. Per cui le donne napoletane adottavano l’anima di un morto e ne curavano i resti. Una sorta di do ut des. I resti di queste povere anime , venivano ammassati in vari luoghi di Napoli. Per cui in molte chiese o luoghi di ritrovo, si possono scorgere dei teschi. A Napoli sono chiamati le anime “pezzentelIe”. Proprio perché nessuno pregava per loro. Le donne napoletane se ne prendevano cura. Secondo l’antico culto, il vivo prega per l’anima del defunto, affinché questi allevi le sue sofferenze. Allo stesso modo l’anima del defunto ascolta le preghiere del vivo ,così da poter lasciare il purgatorio e arrivare in paradiso. Questo culto risale alla fine del ‘600. Già allora si pensava che le “anime purganti” avessero bisogno di tali “sollievi” per poter “arrivare” in paradiso. Questo è il popolo napoletano : un miscuglio di tradizioni , credenze e leggende. Ma anche un popolo dal cuore grande. Infatti in occasione del santo natale, la chiesa di Santa Luciella si trasforma in luogo di “Raccolta Solidale”. Donando beni di prima necessità si potranno aiutare tante famiglie in difficoltà. Questa è la vera essenza del popolo napoletano. A differenza del culto, in questo caso, si dona senza aspettarsi nulla in cambio. Ma alla fine, inaspettatamente, la ricompensa arriva. Nel donare ,ci si sente più ricchi di prima: non nelle tasche, ma nell’anima .